Il segreto di Pulcinella: dietro la crisi greca, la guerra sotterranea tra Fmi e Berlino


Dopo l'Eurogruppo non è cambiato nulla: Lagarde non crede alle stime di crescita e gli effetti della troika schiacciano Atene


di Francesco De Palo
Categoria: Francesco De Palo
30/06/2017 alle ore 15:10

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Non è cambiato nulla. Così tre settimane dopo l'accordo raggiunto dall'Eurogruppo sul nuovo prestito alla Grecia, il Fmi e Bloomberg si scagliano contro le previsioni europee e definiscono irrealistiche le stime di crescita, aumentando il solco dello scontro che, ormai dal 2013, c'è tra Berlino e Washington sulla gestione del debito di Atene.

La signora Velkouleskou, membro in quota Fmi della troika, intervenendo via skype ad un simposio promosso in Grecia dall'Economist, ha detto che Atene non centrerà mai gli obiettivi fissati dai creditori internazionali. Infatti il Fondo monetario internazionale sostiene che avanzi superiori al 2% (proposti dalla troika e accettati supinamente dal premier Alexis Tsipras) sono impossibili da progettare e ottenere, per questo invita gli altri 2/3 della troika a tornare su un ragionevole 1,5%. In precedenza il Fondo aveva cambiato la sua posizione nell'Eurogruppo accettando la richiesta di Berlino per spostare l'eventuale dibattito sul debito a dopo il 2018.

Il Fmi aggiunge che non andrà a finanziare la Grecia se la discussione sul debito non sarà soddisfacente. Il n.1 del fondo, Christine Lagarde, incontrerà Schaeuble proprio in questi giorni (il 6 luglio), anche perché l'approvazione da parte del Consiglio del Fondo sull'intervento per Atene dovrebbe essere completata entro il 27 luglio. Per cui sarà necessario attendere un altro passaggio, sì burocratico ma assolutamente centrale in questa partita dove a scontarsi non sono più solo Atene e i suoi creditori, ma Washington e Berlino.

Il Fmi ha costantemente criticato la scelta operata dalla Germania di affrontare la crisi ellenica con prestiti che, tutti sanno, non potranno mai essere onorati. In pochi, tra l'altro, hanno sottolineato in questi anni di crisi che mentre prima del memorandum il debito greco era in larga parte pancia di istituti francesi e tedeschi, oggi è “passato” sulla spalle dei Paesi membri, con l'Italia esposta per circa 40 miliardi.

Il cordone ombelicale di Atene con chi presta denaro che, dopo un attimo, riceve indietro con gli interessi, è incarnato dal ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, integralista fino in fondo che ha personalmente disegnato il perimetro dell'intervento finanziario sulla Grecia mentre ci si chiede come mai, con lo stesso metro dell'austerità, altri Paesi come la Spagna siano usciti, al netto di molti sacrifici, dalla fase ultracritica.

A spargere sale sulle euroferite, intanto, ci pensa Bloomberg che osserva come il nuovo accordo raggiunto sulla Grecia non ammette ciò che tutti sanno: che il debito ellenico è insostenibile alle attuali condizioni. Nel tentativo di fingere il contrario, Atene ha promesso eccedenze del bilancio primario (cioè al netto degli interessi) del 3,5% del pil fino al 2022, e poi sopra il 2% fino al 2060.

“È vero, - scrive - l'economia greca ha raggiunto un miglioramento rispetto al previsto avanzo primario nel 2015. Ma l'idea che la Grecia possa mantenere questo livello di controllo fiscale per i prossimi 40 anni è ridicolo”.

 

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