È la Rai, bellezza: la corsa di Giorgetti per far quadrare le nomine (senza farsi intortare)


La ciccia sta, come sempre, nel manico: nei due che saranno indicati da via XX Settembre, presidente e direttore generale


di l'innocente
Categoria: CapoVerso (rubrica innocente)
20/07/2018 alle ore 12:56

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È la Rai, bellezza. E se non lo sai sono guai. La partita delle nomine nella Tv pubblica appassiona da sempre il Palazzo, nonché l'intero indotto. Assai più del calciomercato, stante che per quei corridoi non c'è nessun Cristiano Ronaldo da ingaggiare. 

La ciccia sta, come sempre, nel manico: nei due che saranno indicati da via XX Settembre, presidente e direttore generale.

I consiglieri eletti dal parlamento sono infatti poco più che orpelli: roba che può andar bene per gratificare qualche ex segretaria o qualche amico con curriculum da rimpinguare.

Quei due invece determineranno la politica aziendale. E le scelte.

Ecco perché Giancarlo Giorgetti ha in queste ore il suo bel da fare a far quadrare i desideri di Lega e M5S con quelli del titolare dell'Economia Tria che, per parte sua, s'e' incaponito su Cassa depositi e prestiti.

Certo, Cdp è un forziere, può far da volano, ma la Rai è il potere. Potere vero, influenza, egemonia.

Purché lo si capisca e non si sbagli obiettivo. Purché non ci si faccia abbagliare da posizioni che sembrano luccicanti, ma sono inconsistenti.

Governare la Rai, per capire, non è acchiappare il Tg1 o il Tg3. Se così fosse Matteo Renzi, che se li è presi tutti, starebbe ancora in sella e avrebbe pure vinto il referendum: tanto era monocorde la campagna dei Tg Rai in suo favore!

Governare la Rai è altro. È rompere la consuetudine e il monopolio. È, ad esempio, cassare senza spiegare.

Acquisti, Fiction, Cinema, Contratti, Appalti esterni: questa è la ciccia della cosiddetta "prima azienda culturale del Paese".

Azienda che nell'assurdo ha la sua regola: ci lavorano sempre gli stessi perché, per entrare, bisogna averci già lavorato!

Basterebbe, quindi, un bel colpo di spugna. Basterebbe cambiare, senza dire e senza contrattare, i vertici di quei gangli vitali per sterzare davvero, per guidare in maniera nuova e pure competente e trasparente e onesta e meritocratica quel cavallo imbolsito di viale Mazzini.

Una roba che, ovviamente, non è mai riuscita a nessuno. Anche quando il vento del cambiamento gonfio' le vele del centrodestra. Perché abbagliati dalla possibile direzione di un Tg (leggi destra) o perché interessati a reiterare sottobanco il godurioso duopolio radiotelevisivo (leggi Fi).

Ecco, Di Maio e Salvini hanno una possibilità. Possono scegliere una Rai sempre uguale a se stessa o davvero nuova. I numeri stanno dalla loro parte.

Purché non si facciano intortare. Altrimenti saranno guai.

 

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