Comune che vai, tassa che trovi: ecco le città vittime del Fisco


Uno studio nazionale realizzato su 12 comuni abruzzesi, e condotto da Claudio Carpentieri (Cna), ha certificato l'insopportabile pressione fiscale per il sistema delle imprese.


di Redazione
Categoria: ABRUZZO
17/07/2018 alle ore 22:16



Uno studio nazionale realizzato su 12 comuni abruzzesi, e condotto da Claudio Carpentieri, responsabile dell'area fiscale nazionale della Cna, ha certificato l’insopportabile pressione fiscale per il sistema delle imprese.

Dodici i comuni abruzzesi inseriti nello studio: con i quattro capoluoghi di provincia (Chieti, L'Aquila, Pescara e Teramo) ci sono infatti anche altri otto centri, ovvero i due più grandi per ciascun territorio: Avezzano, Sulmona, Lanciano, Vasto, Montesilvano, Spoltore, Roseto e Giulianova.

Sulla base della ricerca e dell'annuale rapporto "Comune che vai, tassa che trovi", il Fisco si è dimostrato tiranno nei comuni di Montesilvano, Sulmona e Roseto. I comuni virtuosi, invece, si sono rivelati essere Spoltore, L'Aquila e Teramo. Situazione al contrario molto negativa per Pescara.

L’articolato studio ha messo a confronto, per ogni comune: il peso globale della tassazione (il cosiddetto total tax rate) applicata a una piccola impresa dai parametri standard - 431mila euro di ricavi; il costo del personale per quattro operai ed un impiegato, fissato a quota 165mila euro; costo del venduto, stimato a 160mila euro; i costi ed ammortamenti vari, per 56mila euro; il reddito d'impresa da 50mila euro.

È stata quindi stilata una speciale classifica ed è stata fissata una data importante per tutti i 137 comuni censiti: il giorno di "liberazione" dal fisco, il tax free day appunto, che sarà, a livello nazionale, l'11 agosto. Fino al giorno della liberazione dalle tasse, l’imprenditore dovrà quindi lavorare per l’ingombrante “socio” pubblico, il fisco.

La classifica prodotta, ha tenuto conto di alcuni rilevanti elementi: imposta municipale unica (Imu), tributo per i servizi indivisibili (Tasi), imposta regionale sulle attività produttive (Irap), contributo Ivs, imposta sul reddito della persona fisica (Irpef e Iri), addizionale regionale e comunale Irpef.

La graduatoria regionale, modulata secondo un ordine di minor pressione fiscale, è questa: migliore performance per Spoltore (tax free day il 2 agosto; percentuale totale di pressione fiscale pari al 58,9%; reddito disponibile pari a 20.553 euro); L'Aquila (2 agosto; 58,9%; 20.525); Teramo (4 agosto; 59,5%; 20.263); Lanciano (5 agosto; 59,8%; 20.090); Avezzano (6 agosto; 60%; 20.012); Vasto (6 agosto; 60%; 20.010); Chieti (10 agosto; 61,1%; 19.432); Giulianova (14 agosto; 62,1%; 18.951); Pescara (15 agosto; 62,4%; 18.797); Montesilvano (21 agosto; 64%; 18.012); Sulmona (24 agosto; 64,8%; 17.597); Roseto (25 agosto; 65,3%; 17.351).

Il Rapporto 2018 dell’Osservatorio CNA sulla tassazione delle piccole imprese in Italia, giunto alla quinta edizione, ha dunque analizzato il peso del fisco sul reddito delle piccole imprese in 137 comuni del nostro Paese, tra i quali tutti i capoluoghi di provincia.

Lo scenario però, non è dei più favorevoli: la pressione fiscale media sulla piccola impresa tipo italiana, salita nel 2017 dello 0,3% al 61,2%, nel 2018 è destinata a crescere ancora, portandosi al 61,4%. Un incremento compiutamente ascrivibile all’aumento programmato della contribuzione previdenziale dell’imprenditore. Inoltre si va ampliando il divario tra la pressione fiscale che grava sulle piccole imprese e quella media nazionale. Nel 2017 è andata dal 61,2% sulle piccole imprese al 42,4% sulla totalità dei contribuenti: un’ingiustizia che vale 18,8 punti percentuali.

Se guardiamo da vicino le città radiografate dall’Osservatorio CNA, la situazione appare molto differente tra i vari centri cittadini: tra Reggio Calabria e Gorizia, un vero abisso.

Reggio Calabria rimane il capoluogo che maggiormente tartassa le piccole imprese con un Ttr del 73,4% (+0,2% rispetto all’anno scorso). Agli antipodi si piazza Gorizia, dove il Ttr incide soltanto per il 53,8%.

Quali le soluzioni e le strategie necessarie?

Bisognerebbe riequilibrare un sistema fiscale ormai insopportabile nel quale, non solo andrebbe ridotta la pressione ma anche garantita maggiore equità nel prelievo tra i diversi redditi da lavoro. Dovrebbe poi essere invertita la tendenza a trasferire sulle imprese gli oneri dei controlli, asfissianti per le strutture leggere come quelle delle piccole imprese. Andrebbe altresì usata in modo intelligente la leva fiscale al fine di aumentare la domanda interna e gli investimenti.

La Flat tax dovrebbe poi essere introdotta in modo progressivo secondo un piano che, sulla base delle risorse rese disponibili, attraverso il recupero dell’evasione e la riduzione della spesa pubblica:

1) preveda la riduzione delle aliquote IRPEF a partire da quelle più basse del 23% e del 27%;

2) elimini la discriminazione attuale operata dalle detrazioni da lavoro delle piccole imprese personali.

Altro intervento andrebbe poi realizzato nei riguardi del regime forfettario che, dovrebbe essere esteso a tutte le imprese individuali e professionisti, con ricavi inferiori a 100.000 euro.

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