Sciopèn senza Flaiano


Un regalo. Grazie Franco Totoro, per me è un onore ospitarti su Maperò


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
10/07/2018 alle ore 10:00

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Domenica sera sul palco, il presidente della giuria del Premio Flaiano, Masolino D’Amico, alla domanda del conduttore che gli chiedeva con quali criteri venissero selezionati i vincitori, ha risposto che era difficile trovare qualcuno che non l’avesse ancora ricevuto, il Premio. Eppure qualcuno c’è.

Io non lo sapevo mica che Luciano Odorisio, il nostro Luciano Odorisio, il Premio Flaiano non l’avesse mai ricevuto. L’ho scoperto grazie a Franco Totoro, che mi ha mandato questo articolo, sotto forma di lettera, con la cronaca della serata in cui il regista abruzzese ha presentato il suo primo libro. Un regalo. Grazie Franco Totoro, per me è un onore ospitarti su Mapero’.

 

di Franco Totoro

Leggo e pare sia andata benissimo alla 45ma del Flaiano a Pescara. Beata te, Lilli che ci sei andata (se ci sei andata).

A me è toccato il chiostro del Convitto nazionale G.B.Vico di Chieti, il mio liceo classico. Per curiosità e per amicizia. E mi sono perduto il red carpet, i selfie, la sarabanda starlettara televisiva, le arti celebrate da pubblico-in-perenne-delirio, la girandola delle parole in libertà, cultura, territorio, radici, mia gente e via recitando.

Però al Chiostro G.B.Vico, accarezzati da una temperatura gradevole e protetti dalle antiche mura, per curiosità e amicizia ho seguito il varo del primo libro del mio amico Luciano Odorisio, regista e ora anche scrittore (si chiama “Non invecchieremo mai”, edito da Il Viandante, prezzo 15 €, se volete potete acquistarlo anche online a questo link: leggetelo, vi divertirete, perfetto per la spiaggia).

Odorisio è lo stesso che cantando e sezionando la provincia, la sua città, Chieti, i suoi caratteri, le dinamiche e relazioni sociali fece un film, Sciopèn, che prese il Leone d’oro a Venezia nel 1982. Lo sanno in parecchi, in tanti preferiscono non ricordarlo.

Mentre sul red carpet del Flaiano, dicono le cronache di stamattina, sfilavano le star di Rai e Mediaset, teatro, cinema, letteratura, financo giornalismo e il pubblico delirava, annotano i cronisti (ma tu lo sai benissimo Lilli, anche se non ci sei andata), attorno ad un tavolo al centro del Chiostro l’attore Andrea Roncato parlava di Odorisio regista, Giancarlo Zappacosta e Alba Bucciarelli leggevano alcune pagine e Renzo Labarile stimolava il pubblico e i protagonisti con le domande.

La filmografia di Luciano Odorisio conta più o meno una ventina di titoli (uno sguardo a Wikipedia chiarisce tutto) ed è quasi prevalentemente legata all’anatomìa della provincia, della sua Chieti, della sua terra. Come regista e come sceneggiatore Luciano è dominato creativamente da una provincia esistita, forse con quell’alone fascinoso e letterario per un breve periodo nella storia sociale d’Italia, più nitida e definita proprio quando stava scomparendo, quando (anni ’70’? fate voi), svaporava nelle città costruite a ghetti e non più a quartieri. Luciano, cara Lilli e tu lo sai sicuramente, ha con il suo cinema, con la sua sonda endoscopizzato (si può dire?) le viscere profonde dell’Italietta, abbracciandola affettuosamente, amandola e odiandola, raccontando nel suo cinema il suo “nec tecum nec sine te possum vivere” (scusa Lilli,ma sono i contorni di queste aule del liceo classico a trascinarmi …non credo però serva tradurre, nel caso supplisci e correggi).

Ascoltando mi rimbalzavano rimandi e assonanze ed ecco qua che mi veniva in mente Ennio,Flaiano dico, altro tormentato da e innamorato della provincia. Già Flaiano, lo stesso brand dell’evento che si srotolava sul red carpet a pochi chilometri.

Apro una chat con Luciano Odorisio, mi opprime una curiosità. Scusa ma a te il Flaiano non te l’hanno mai dato? Mi risponde:

”Nel 1995, una targhetta, non c’era scritto nulla, forse gli servivo per far presenza”.

Ti sforzi di capire perché, Lilli, ma non è facile e fai leva sui tuoi ricordi.

La lavorazione di Sciopèn la seguii da giornalista alla Rai Abruzzo, Sciopèn era la prima produzione cinematografica della Terza Rete Rai che era appena nata, tutto il progetto era allora nell’82 sotto la diretta responsabilità del capostruttura regionale della Rete Gaetano Stucchi, alla Direzione della sede regionale siedeva Edoardo Tiboni, il fondatore del Premio Flaiano. Però il compianto fondatore del “Flaiano” non si occupò mai di Sciopèn, né della lavorazione né dei successi. Non andò neppure a Venezia quando ci fu la consegna del Leone d’oro. All’epoca la cosa fu notata e malignata.

Corrono cattivi pensieri mentre Andrea Roncato diverte il parterre del chiostro con gli aneddoti su Odorisio regista, sul set e dietro la macchina da presa. Eppoi al tavolo si avvicina Giancarlo Zappacosta e lancia un altro affondo polemico.

“La Regione doveva varare la Film Commission, naturalmente doveva occuparsene Luciano Odorisio ma Luciano d’Alfonso ha bloccato tutto e la Film Commission è morta”.

(La Film commission è quello strumento di cui si sono dotate alcune regioni che promuovono il territorio attraverso il cinema, la Puglia per esempio ci ha fatto la sua fortuna di immagine). Anche questa.

Giovanni Legnini vice presidente del Consiglio superiore della Magistratura siede in prima fila, ascolta attentamente (tu non lo sapevi Lilli ma è molto amico di Luciano Odorisio, Luciano nell’83 fu anche candidato alla Camera per il PCI a Chieti, ora i suoi interventi su Facebook sono sospettati di intelligenza con i grillini).

E così Legnini prende la parola, l’aplomb è quello di chi conclude la serata distribuendo ecumenicamente torti e ragioni un po’ come si faceva nelle sezioni del PCI quando arrivava il funzionario dirigente dal centro e spalmava la linea politica. Si incarta un po’ con un ragionamento contorto tra centro, provincia periferia popolo e poi rivolto al pubblico:

”Luciano d’Alfonso si è impigrito quando…”.

Il lapsus è una stilettata, comprensibile però perché i lapsus, tu mi dirai Lilli, hanno sempre una motivazione e ti viene il sospetto che quella storia della Film Commission neppure lui Legnini l’abbia mandata giù. Vabbè si chiude. Non ti annoio più Lilli.

A Pescara nella splendida cornice di decolletè e minigonne e precoci abbronzature si recita la 45ma preghiera a Flaiano, a Chieti al chiostro del G.B.Vico Luciano Odorisio firma le dediche del suo “Non invecchieremo mai”, accarezzando i ricordi di Chieti che hanno generato il suo sguardo sul cinema e sull’Italia. Due mondi a pochi passi. Tutto ciò in Abruzzo. O meglio negli Abruzzi.

 

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