Quel 7 luglio di Pantani e le previsioni di Candido Cannavò


Alla vigilia del secondo trionfo consecutivo in rosa, si consumò, ora è storia, un becero colpo di stato ai suoi danni, con accuse persino costruite male e gestite peggio


di Silvio Sarta
Categoria: Controvento
07/07/2018 alle ore 14:17

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Candido Cannavò non sbagliava mai, o quasi, e se mai fosse successo, trasformava l'errore in opportunità futura, come i giornalisti dovevano e dovrebbero fare con autorevole fermezza.

Candido da Catania a Milano guardava l'Italia negli occhi, attraverso tutti gli sport. Burbero e sorridente, un mix oggi perso, si innamorò tra i primi di Marco Pantani, contribuendo con mattoncini rosa alla costruzione del mito del Pirata, un grattacielo ancora oggi saldissimo, che guarda in alto senza vergogna, come i miti puri insegnano.

La vergogna, appunto. Nel 2002 incontrai in Gazzetta Cannavò, prima di un viaggio solidale in Burkina Faso, coinvolti entrambi parlammo a lungo, come accade all'alba di un'avventura speciale. Al capitolo Pantani si rabbuiò, ammettendo con un sussurro che sì..con Marco in tanti, persino lui, si erano sbagliati, passando in fretta dall'Olimpo editoriale all'oblio distratto. Dicendo questo lui, che solitamente inceneriva gli occhi altrui, viceversa li abbassò.

E Pantani era ancora vivo, ma uscito dal gruppo per sempre. Pantani stravinse giro e tour nel 1998.

A generazioni di italiani, adolescenti informatissimi compresi, sembra ieri. L'anno dopo a Madonna di Campiglio, alla vigilia del secondo trionfo consecutivo in rosa, si consumò, ora è storia, un becero colpo di stato ai suoi danni, con accuse persino costruite male e gestite peggio.

L'orgoglio schivo di Marco fu detonatore di morte per oltre quattro anni, trascinati per lo più nell'inerzia di chi avrebbe potuto almeno tentare di stabilire equilibri di verità. Nella realtà Pantani stava facendo saltare il banco di scommesse e persino della nascente dittatura dei diritti televisivi, poichè la sua bicicletta toglieva fette enormi degli ascolti del pallone. Semmai era un merito, non una colpa.

Non solo. Il Pirata e la sua saga furono avvicinati dalla multinazionale americana della vittoria...una sorta di adozione con tante, troppe clausole capestro.. Il rifiuto del Pirata non fu digerito e provocò vendetta. La droga la lascio agli altri, a chi la procurò e oggi è vivo.

La cocaina non spiega, non risolve, abbatte il battito del cuore ma non spegne niente. Oggi il tour de France parte tra fischi a chi lo vincerà grazie ad assoluzioni di plastica e a sotterfugi internazionali. I media vecchi e nuovi scandagliano invano per riempire palinsesti inevitabilmente aridi, che non restano davvero nel tempo.

Dai giorni della morte fisica solo in pochi hanno navigato controvento per dare un senso alla ricerca della verità su Pantani, ma non si costruisce un Mito per poi ammazzarlo. Non si può e non si deve. Se accade è obbligo andare comunque avanti, se anche un sole effimero continuasse ad accecare.

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