Il Pd scappa, un altro rinvio


L'importante è prendere tempo, più tempo possibile, nonostante il gruppo degli aquilani da tempo abbia sollecitato un confronto


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
05/07/2018 alle ore 12:00

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E’ approdata a venerdì, alla fine. Ma gli addetti ai lavori già dicono che ci sarà un altro rinvio. E di rinvio in rinvio, sono quattro mesi che il Pd non trova il modo di analizzare le ragioni della sconfitta del 4 marzo, adducendo persino ragioni personali del segretario. E ora?

Ora c’è un’altra scusa: l’assemblea nazionale del partito prevista per sabato prossimo, allora meglio aspettare, e passerà un’altra settimana. L’importante è prendere tempo, più tempo possibile, nonostante il gruppo degli aquilani da tempo abbia sollecitato un confronto. Ma chisseneimporta (e nel frattempo Americo Di Benedetto è dato in partenza per altri lidi, senza che il Pd muova un passo).

E ieri è stato proprio Gianni Cuperlo, in un’intervista all’Huffington post, a sollecitare il dibattito sulle ragioni della sconfitta:

“Ma una stagione nuova non va aperta tra un anno o due perché potrebbe essere troppo tardi. A settembre riunirò quanti credono che con meno di questo non ci si può rialzare. Tanti o pochi che sappiano che dobbiamo ripartire da qui, chiarezza, trasparenza e quella passione che non vedo più negli occhi di molti ma che c’è e devi solo darle diritto di parola”.

Non tra un anno due ma subito. Invece in Abruzzo il segretario Pd Marco Rapino ha riaperto bocca e scritto un comunicato solo una settimana fa, per mettere il cappello sulla vittoria di Teramo. Smentito il giorno dopo dallo stesso sindaco D’Alberto:

“Ho vinto proprio perché sono uscito dal Pd”.

Insomma, il caos. Per Cuperlo,

“quando la politica si riduce a personalismi o carriere da preservare, si è nell’anticamera della fine. Anche in questo ereditiamo stagioni che hanno immiserito l’etica dell’impegno e tutti ne portiamo una quota di colpa. Tanto più dovremmo stupire quella parte del Paese che mostra insofferenza verso di noi, che non crede a quello che diciamo perché lo percepisce al più come rumore di fondo. Se ancora ne abbiamo la forza facciamo del congresso del Pd l’antidoto, ridiamo senso alle parole e un briciolo di passione alle passioni”.

Facciamo subito il congresso, dice lui. Evitare il dibattito non serve, mettere la testa sotto la sabbia come si fa in Abruzzo è deleterio, assurdo, suicida. Lo ha detto anche il sindaco di Spoltore Di Lorito a Matteo Ricci, responsabile enti locali del Pd e sindaco di Pesaro la scorsa settimana a Pescara:

“Nessuna direzione né dibattito dopo il voto del 4 marzo, qui il partito scappa”.

Eppure. Eppure i numeri indurrebbero a una riflessione. Li ricorda Cuperlo: dieci anni fa il Pd raccolse 12 milioni di voti; 5 anni dopo 8 milioni e mezzo; il 4 marzo 6 milioni.

“Se un decennio ti dimezza vuol dire che una parte del tuo mondo ha perso fiducia in te”.

In Abruzzo ancora peggio: dal 33,5 del 2008 alla Camera al 22,6 del 2013, al 32,4 delle Europee del 2014 fino al 13,82 di quest’anno. Quasi venti punti percentuali in meno rispetto a dieci anni fa. Al Senato stesso trend: il Pd parte col 33,9 e arriva al 13,97.

Ci sarebbe da stare chiusi in una stanza. Invece dal 4 marzo è solo un fuggi-fuggi.

 

 

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