Migranti, se anche la Germania "scopre" la crisi di governo...


La differenza è tutta in questo interstizio: conta più la demagogia di media e opinionisti o la geopolitca fatta su scenari, analisi e trend?


di Francesco De Palo
Categoria: Francesco De Palo
02/07/2018 alle ore 15:54

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Un giorno o l'altro sarebbe arrivata anche a Berlino la crisi di governo, come spia di un malessere che poggia sulla contingenza fisiologica di un ciclo giunto al termine. Come nel calcio, così anche in politica dopo mille vittorie, ecco il momento di rinnovare e restaurare. E la Germania non fa eccezione, per mille e più motivi.

Che Berlino sia la locomotiva economico-finanziaria non è più una notizia, semmai il vulnus è il come di tali risultati. Il surplus commerciale tedesco, sul quale Bruxelles è silente, è un colpo a quelle regole europee che tutti a parole dicono di rispettare, come Macron sui migranti, ma che poi ognuno interpreta in modo arbitrario e guardando al proprio tornaconto.

La stessa Francia non si è distinta per filantropia a Ventimiglia, né per visione strategica in Libia dove dopo aver deposto Gheddafi in una notte (con gli alleati che hanno saputo dei bombardamenti a decolli dei Mirage avvenuti) ecco che siamo giunti a più di lustro di caos ma con le milizie francesi stabilmente in loco.

Vuol dire, più di tesi e promesse, che la polvere sotto l'eurotappeto è davvero parecchia e non serve a molto puntare il dito contro le forze cosiddette populiste o contro i tre blocchi che guardano al Mediterraneo come alla prossima preda da spolpare.

Se l'Ue arranca è in primis per proprie deficienze, culturali e strutturali. E'il vecchio continente ad essere piombato in un medioevo 2.0 dai tratti somatici molto evidenti: si vedano gli errori commessi nella gestione della globalizzazione con interi settori italiani (tessile a Prato, calzaturiero in Salento, caprolattame nello Ionio, utensileria in Piemonte) che soffrono maledettamente per via di una politica miope che non ha previsto trend ed esigenze.

Come la partita sui migranti e quella sul gas, ma con l'incognita dei nuovi scenari mediorientali che, se ignorati ancora, potrebbero abbattersi con ancon più veemenza su un continente abulico e dedito alla polemica da bassa cucina.

Se oggi il Financial Times si accorge che l'Italia è un rischio per l'eurozona, come mai nulla ha detto sul fiume di denaro prestato (a interessi dorati) alla Grecia, che invece poteva essere salvata con molti meno soldi?

E ancora, come mai nessuno accende un focus sui paesi di partenza di queste mirazioni bibliche, andando a vedere davvero cosa accade nelle miniere di litio in Africa, o in quelle dell'oppio in Afghanistan dove si stanno spartendo mercati e carovane di droga?

La differenza è tutta in questo interstizio: conta più la demagogia di media e opinionisti o la geopolitca fatta su scenari, analisi e trend? A Berlino la risposta.

 

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