Marta, niente casa ma la sua mamma è di Trento


La studentessa universitaria che si è vista rifiutare una casa in affitto perché pescarese


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
22/06/2018 alle ore 13:52

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Ha fatto il giro del web, dei giornali, è finita su tutte le tv e le radio d’Italia. E poi la storia di Marta, la studentessa universitaria che si è vista rifiutare una casa in affitto a Trento perché pescarese, è approdata sulla pagina Facebook dell’”Abruzzese fuori sede” con l’hashtag #savethecommareMarta dove ha letteralmente fatto il botto.

L’hanno buttata un po’ in caciara, gli Abruzzesi fuori sede, esibendo la solita divertente sfida campanilistica a colpi di timballo & rostelli, contribuendo però a sdrammatizzare un evidente episodio di razzismo.

La studentessa dal canto suo non ha mosso un dito, e anzi avrebbe voluto tenere la storia sotto coperta. Lei, che è figlia di un noto medico pescarese e per dirla tutta è una mezzosangue, come scherzando la definisce il suo papà (nel senso che è figlia di padre pescarese e di madre trentina, trentina di Trento, proprio così, medico anche lei), si è limitata a mandare all’Universitario, il giornalino degli studenti, lo screenshot dei messaggi che si è scambiata con l’agenzia immobiliare.

Punto. Il finimondo si scatena nel giro di poche ore: è la sera di martedì quando Martafinisce di studiare, esce col fidanzato e si attacca al telefono per cercare una nuova casa in affitto. La mattina dopo è su tutti i giornali.

“Non cambio parere dopo quello che è accaduto – commenta Marta – Trento è una città aperta e accogliente. Si tratta, nella mia esperienza personale, di un evento isolato. La fama e l’eccellenza (non solo dovute al prestigiodell’Università) di questa città mi ha portata a sceglierla come sede dei miei studi e della mia formazione”.

E infatti lì la ragazza ha i nonni, gli zii, i cugini, di Trento è la madre e il padre ci ha vissuto sette anni. Insomma, se l’agente immobiliare ha voluto adottare un criterio di selezione geografica, ha toppato di brutto. Facendo indignare più di tutti proprio la madre di Marta.

Una città aperta, che ospita tantissimi immigrati, con cinque piscine per gli studenti universitari il cui abbonamento costa cento euro l’anno (altro che Pescara), con un circolo dei pensionati, racconta il papà di Marta, che fa invidia ai circoli più eleganti della città. Insomma, se razzismo è stato, è stato un caso isolato. Adesso persino il presidente dell’associazione agenzie immobiliari si è fatto vivo con la ragazza per chiederle scusa e metterle a disposizione tutte le case che vuole.

E’ un po’ tardi, e a volte la toppa è peggiore del buco. Perché in effetti a rifiutare la casa a Marta e a dirle che avrebbe ospitato solo ragazze del Triveneto e della Lombardia, non è stato il proprietario dell’abitazione ma il dipendente di un’agenzia immobiliare, come se quello geografico fosse un criterio di selezione diffuso e accettato in tutta la città. Niente terroni, insomma.

Ora il peggio è passato: ieri Marta ha superato brillantemente un esame con un bel 28 e desidera archiviare il caso il più presto possibile. Due risate se le fa leggendo cosa scrive l'”Abruzzese fuori sede”, in strettissimo dialetto pescarese, con l’hashtag #SaveTheCommare Marta:

“Discriminare una ragazza perché pescarese, quindi meridionale, è veramenDe da persone che tengono la coccia solo pe spartì li recchie”.

E poi:

“Al signore trentino consigliamo una vacanza in Abruzzo, per imparare l’educazione, il rispetto e lu magnà bone. Ma che si magna a Trento voccapè? Nsapete manche che je lu timball…”

ps: e mo andateglielo a spiegare, alla mamma di Marta: è lei, che 26 anni fa si è trasferita a Pescara per amore, la vera vittima di questa incredibile storia.

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