Gli inutili cento giorni


Il Pd rimanda nuovamente a data da destinarsi la direzione del partito chiesta a gran voce dagli iscritti aquilani


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
12/06/2018 alle ore 11:00

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Ancora un rinvio: niente resa dei conti, il Pd rimanda nuovamente a data da destinarsi la direzione del partito chiesta a gran voce dagli iscritti aquilani pronti alla conta. Il messaggio è arrivato domenica pomeriggio, a firma di Camillo D’Alessandro, motivato da problemi familiari del segretario regionale Marco Rapino.

A distanza di un mese, la direzione del Pd, che dovrebbe affrontare finalmente il tema del dopo elezioni e del rinnovamento della classe dirigente in vista delle prossime regionali e alla luce della recente pesante sconfitta del 4 marzo, non si presenta ancora all’appuntamento chiesto dalla base.

E oggi Luciano D’Alfonso è ancora qui. Oggi, a distanza di cento giorni esatti dal 4 marzo. Quei cento giorni che lui aveva chiesto per poter portare al traguardo alcune “cose in sospeso”: “Mi servono solo cento giorni” diceva ai giornalisti che lo intervistavano. Niente, è ancora qui, in attesa che sia la commissione del Senato a dirgli di scegliere, aggrappato alla doppia poltrona fino agli ultimi istanti.

In Consiglio regionale oggi intanto arriverà la modifica alla legge elettorale, ufficialmente solo per inserire la preferenza di genere. Ma la maggioranza è pronta a presentare l’emendamento che consentirà alle prossime elezioni di eleggere anche il candidato-presidente che dovesse piazzarsi al terzo posto (al momento, vengono eletti in Consiglio solo il primo, naturalmente, e il secondo classificato): un modo per chiedere al candidato che il Pd sceglierà per la corsa a governatore, di immolarsi in cambio, almeno, di uno strapuntino, visto che i sondaggi danno il centrosinistra in bruttissime acque.

Al momento, in Consiglio siedono oltre a D’Alfonso, che ha vinto le elezioni nel 2014, Gianni Chiodi che si è classificato secondo, e anche Sara Marcozzi, dei Cinquestelle che ha fatto terza e quindi in teoria non dovrebbe esserci: ma lei ebbe l’accortezza, o la furbizia, di candidarsi sia come governatrice (grazie al voto di 346 iscritti pentastellati che l’hanno votata su web), sia come consigliera. Un paracadute che le è servito per sedere sugli scranni del Consiglio regionale nonostante il terzo posto.

Ma in quel caso fu un’operazione forzata e molto contestata.

E proprio per evitare le doppie candidature, adesso la maggioranza pensa a una modifica della legge elettorale che consentirà anche al terzo classificato di entrare in Consiglio, come d’altronde accade anche in altre Regioni. E i possibili candidati alla carica di governatore potranno essere o Silvio Paolucci o l’ex rettore di Teramo Luciano D’Amico.

 

ps: un emendamento che sta bene a tutti, perché oggi serve al Pd ma domani chissà. La politica, si sa, è fatta a scale.

 

 

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