Erdogan se la prende pure con l'Austria (per le moschee)




Categoria: ESTERI
09/06/2018 alle ore 16:05



Il Governo austriaco ha disposto la chiusura di sette moschee in Austria e l'espulsione dei capi religiosi sovvenzionati da Paesi stranieri; oltre a ciò, una quarantina di imam, rischiano di perdere i permessi di soggiorno.

Questa è stata la decisione presa dal cancelliere, il leader del Partito popolare, Sebastian Kurz.

Il cancelliere ha accusato, nello specifico, la moschea nazionalista turca di Vienna e un gruppo chiamato Arab Religious Community, che gestisce sei moschee.

Ad innervosire il governo austriaco è stata l'inchiesta su alcune foto, diffuse online e pubblicate dal settimanale di centro-sinistra Falter, che ritraevano decine di bambini in uniforme mimetica che ricreavano la campagna di Gallipoli, uno dei più tragici insuccessi della Triplice intesa (Francia, Gran Bretagna e Russia) contro l'impero ottomano, durante la prima guerra mondiale. Le immagini pubblicate erano state scattate all'interno di una delle principali moschee della capitale, legata alla comunità turca. I bambini ritratti marciavano, sventolavano bandiere e si fingevano morti, avvolti dai drappi turchi sui corpi. La moschea in questione è gestita dall'Unione islamico-turca d'Austria che ha subito preso le distanze dalla rievocazione storica.

L'azione governativa è garantita dalla legge del 2015 che prevede anche l'impraticabilità da parte delle comunità religiose di ricevere fondi dall'estero.

Immediate le reazioni di indignazione di fronte a questa decisione: la Turchia attacca l’Austria "è il frutto dell'ondata anti-islamica, razzista, discriminatoria e populista" nel Paese. Così Ibrahim Kalin, portavoce di Recep Tayyp Erdogan, commenta su Twitter la decisione del governo di Vienna, accusandolo di voler "trarre vantaggi politici colpendo le comunità musulmane".

Ciò potrebbe sancire la fine dell'Unione turco-islamica per la collaborazione culturale e sociale in Austria.

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