Pietosi, presunti o non pervenuti: fatto il governo, bisognerà pur fare l'opposizione!


Pietosi i forzisti, col duo Ronzulli-Gelmini a dimostrare uno spessore politico nullo e, subito sputtanati dal solito Vittorio Sgarbi


di l'innocente
Categoria: CapoVerso (rubrica innocente)
07/06/2018 alle ore 21:33



Fatto il governo, bisognerà fare l'opposizione. Anche perchè vincere facile può piacere, ma alla lunga stanca. Adesso che il governo è partito, che la rivoluzione grilloleghista è stata portata in trionfo nel cuore del Palazzo - ottenendo una larga fiducia dalle Camere - ci si accorge dell'assenza di una opposizione credibile. Un deficit evidente che fa giustizia delle finzioni veicolate per settimane. 

Ci hanno spiegato il come e il perchè dell'incapacità grillina, della supponenza leghista e, a seguire, l'inesperienza e l'inefficenza e la debbenagine di entrambi. I sorrisini e le sbuffatine ci hanno accompagnati per giorni. Dopodiché il governo è stato varato e, invece di quella della maggioranza, si è subito palesata l'inconsistenza propositiva e programmatica dell'opposizione. Un'opposizione che non c'è e che, come dimostrano tutte le rilevazioni effettuate, è residuale tra i cittadini.

Al Senato ci ha provato Matteo Renzi a darle voce e sostanza. Allungando persino una carezza anti-giustizialista al Cavaliere, prima pietra del futuro Fronte repubblicano o espediente per fargli dimenticare di essere stato proprio lui il suo più spietato carnefice. E tuttavia, in quella sua prima sortita da senatore, l'ex bulletto è stato subito bullizzato dalla pentastellata Taverna che gli ha sibilato: "Se noi siamo qui oggi è anche grazie a lei e al suo fallimento!".

Anche peggio è andata alla Camera. Tanto che Conte, Di Maio e Salvini hanno presto capito di avere a che fare con avversari pietosi, presunti o non pervenuti.

Pietosi i forzisti, col duo Ronzulli-Gelmini a dimostrare uno spessore politico nullo e, subito sputtanati dal solito Vittorio Sgarbi in veste di oracolo ("La verità, mi ha detto Silvio, è che hanno paura del voto perchè almeno in 50 non tornerebbero in Parlamento!") e pietosi i piddini Del Rio e Martina che, dimenticandosi della debaclé subita, hanno provato ad aggrapparsi ai lapsus del neo premier;

presunti i Fratelli d'Italia, che impossibilitati - causa medesima ragione sociale - ad opporsi al programma di governo hanno optato per l'astensione in attesa di qualche poltrona (Copasir a Crosetto?);

non pervenuti, infine, i sinistri-sinistri con quel gran signore di Piero Grasso trasformato, suo malgrado, nella triste allegoria del 'Che'.

Rintanato nella ridotta di Arcore, sommerso dai dispacci del neo-guardiano della democrazia Brunetta, Silvio Berlusconi - al quale in realtà il premier piace da morire - è anch'egli costretto all'onor di firma. Così fa trapelare che il governo sarebbe "inadeguato". Un po' come disse di sentirsi lui stesso uscendo dalla prima riunione della Commissione Bicamerale per le riforme nel 1997. Insomma, una sorta di elisir di lunga vita. Per i grillo-leghisti.

 

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