Il full servito di Macron in Libia e la nuova era del Mediterraneo 4.0


Un nuovo puzzle euromediterraneo che, quando sarà ultimato, ci consegnerà un quadro diverso e diversamente prismatico rispetto a due lustri fa


di Francesco De Palo
Categoria: Francesco De Palo
29/05/2018 alle ore 17:19

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Elezioni parlamentari a dicembre, unificazione della Banca centrale, passo deciso verso la stabilizzazione istituzionale (e possibilità per tutti di ritornare a fare affari). Il full servito di Macron in Libia poggia esenzialmente su questi tre macro obiettivi per Tripoli, come emerso dalla mega conferenza organizzata a Parigi dal Presidente francese.

Ancora una volta Italia bypassata, e la scusa della crisi istituzionale romana c'entra poco.

L'Eliseo ha da tempo messo la freccia su svariati dossier e si erge a speaker dell'Ue, con da un lato la posizione più defilata della cancelliera Merkel (giunta all'utimo giro) e dall'altro i silenzi di Londra (persa nelle nebbie della Brexit).

La Libia è solo l'ultimo pezzo di questo puzzle euromediterraneo che, quando sarà ultimato, ci consegnerà un quadro diverso e diversamente prismatico rispetto a due lustri fa.

La strategia francese potrà non piacere, ma al momento è l'unica credibile perché gli altri player poco hanno fatto per ritagliarsi un ruolo. In occasione lo scorso anno della conferenza promossa ad Agrigento dall'allora ministro degli esteri italiano, si fece pressante l'esigenza di spingere per un volo diretto tra Tripoli e Roma (o Milano).

C'era anche una compagnia, la Lybian Wings, pronta. Salvo poi scoprire che il divieto di sorvolo dello spazio aereo non poteva (o non voleva) essere eliminato. E così un imprenditore italiano che volesse andare in Libia dorebbe affidarsi ad una compagnia terza.

Ennesimo autogol frutto di anni di gestione poco professionale del dossier libico, nonostante tre anni fa l'allora presidente americano Obama avesse esplicitamente invitato l'Italia a farsi regista di una nuova stagione per il paese.

Ora i gruppi politici libici, a meno di clamorosi colp di scena, hanno concordato di andare alle urne il prossimo 10 dicembre, con l'adozione di una legge elettorale entro il 16 settembre 2018. Inoltre fanno presente di voler ottenere una graduale chiusura delle istituzioni statali parallele e unificare la Banca centrale della Libia. Nel mezzo spicca, però, la contrarietà di alcune fazioni, che proprio in queste ore stanno facendo emergere tutta la loro contrarietà con iniziative ed attacchi sul territorio libico, ma francamente non è con altri no che si risolverà la questione.

Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha descritto l'incontro come "storico" anche perché a Parigi sono intervenuti praticamente tutti i soggetti coinvolti: il presidente del Consiglio presidenziale Fayez Sarraj, il presidente della Camera dei rappresentanti Aqailah Saleh, il presidente dell'alto consiglio di stato Khaled Al-Mishri e il Generae Khalifa Haftar che un mese fa era stato dato per morto.

Ciò che spicca è l'incapacità europea di stare dietro a Macron. Il Presidente ha capito che fare tombola in Libia equivarrebbe a un voucher (questa volta d'oro) di credibilità e potere intercontinentale. E tutto lascia credere che potrebbe riuscirci.

 

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