Romania, Armenia e Albania: il contagio delle piazze?


Dopo le proteste che hanno prodotto sconvolgimenti governativi nei Balcani, ecco adesso anche l'Albania a infilarsi in una possibile crisi politico-economica


di Francesco De Palo
Categoria: Francesco De Palo
28/05/2018 alle ore 16:59

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Chiamatela pure “piazza pazza”, oppure come molti analisti concordano la nuova sollevazione di popoli contro elites. Dopo le proteste di piazza che hanno prodotto sconvolgimenti governativi nei Balcani, in Romania, e anche in Armenia per restare alla cronaca delle ultime settimane, ecco adesso l'Albania a infilarsi in una possibile crisi politico-economica.

L'opposizione albanese guidata da Basha è scesa in piazza a Tirana per chiedere le dimissioni del governo socialista di Edi Rama, accusato di "legami con la criminalità organizzata". Il casus belli è il fratello del ministro dell'Interno Fatmir Xhafaj, arrestato nel 2002 in Italia e condannato sei anni fa con sentenza definitiva per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga e che sarebbe stato difeso dal fratello-ministro.

Il centrodestra albanese guidato da Basha accusa: "In Albania non c'è democrazia. Lo Stato di diritto non esiste", prima di momenti di tensione in piazza con lancio di fumogeni contro la sede del governo e reazione della polizia.

Due settimane fa era stata l'Armenia a vedere riversare in strada cittadini e opposizioni: lo scorso 25 aprile la polizia armena proprio al fine di tentare di controllare le manifestazioni anti governative era stata schierata nel centro di Yerevan dopo che centinaia di persone avevano risposto all’appello del leader di Elk, Nikol Pashinyan. Due giorni prima decine di migliaia di persone si erano date appuntamento a piazza della Repubblica per festeggiare le dimissioni del premier Sargsyan e il 17 aprile l’ex presidente era stato eletto primo ministro, nonostante le fortissime proteste di piazza.

In Romania un anno fa stesso clichè: la crisi di governo a Bucarest è stata figlia anche (o soprattutto) delle oceaniche manifestazioni contro una legge in particolare, la salva corrotti dopo che quattro mesi prima migliaia di cittadini erano scesi in piazza, per settimane, contro il progetto di amnistia del governo.

Ora tocca all'Albania, dove però l'economia non è in contrazione come a Bucarest. Anzi. Sullo sfondo gli affari: Rama per la prima volta sta aprendo a soggetti esterni a caccia di petrolio nello Ionio e si appresta a vedersi costruito l'aeroporto internazionale di Valona interamente finanziato da Ankara.

In sostanza il governo Rama sta giocando su più tavoli. Da un lato la convergenza verso l’ingresso nell’Unione Europea, con una precisa agenda di incontri e interlocuzioni grazie ai buoni rapporti col Pse e con il Ppe, su cui c'è il via libera del Presidente del Parlamento Antonio Tajani. E dall’altro il filo mai interrotto con la Turchia di Erdogan, che si appresta a realizzare l’aeroporto internazionale e punta a ritagliarsi un ruolo nel costone balcanico.

Nel mezzo le piazze e lo scontro ormai innescato tra popoli ed elites a poche miglia nautiche da casa nostra, ma con l'Italia ancora una volta poco interessata a essere partner attivo.

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