Perché adesso il problema è tutto di Salvini e Di Maio


Se cementano l'alleanza e si propongono in tandem vincono a mani basse (ma senza perder altro tempo e altro fiato con l'impeachment)


di l'innocente
Categoria: CapoVerso (rubrica innocente)
28/05/2018 alle ore 13:51

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Ecco, adesso il problema è tutto di quei due. Di Matteo Salvini e di Luigi Di Maio che hanno una alleanza da confermare. Per presentarsi in tandem al voto anticipato. Proprio mentre Renzi, Berlusconi e tutti gli altri hanno la necessità opposta, quella di rinviarle più in là possibile le elezioni. 

Nella ressa di accuse e appelli successiva al niet di Mattarella al professor Savona e al governo giallo-verde, il dato da non perdere d'occhio è solo questo. Tutto il resto è fuffa.

A favore della conferma dell'accordo tra Lega e Cinquestelle giocano oggettivamente più fattori. Il primo dei quali è la facilità di spiegarlo agli elettori. Anche a quelli incerti.

Perchè se i mercati riprendono a sorridere, lo spread ridiscende, la borsa brinda e anche i giornali tedeschi, inglesi e francesi esultano, neppure un cerebroleso potrebbe dubitare che proprio tutti i poteri che contano - a cominciare dalla Bce e dall'FMI - tramavano contro la nascita del loro governo.

Fare campagna elettorale su questi dati così veri ed inoppugnabili, sarebbe poco più che una passeggiata per entrambi. Già è netta, ad ogni rilevazione, la voglia di cambiare degli italiani figurarsi quando, magari con un Paolo Savona in primissima fila nonostante gli anni (che poi sono uno in meno di quelli di Berlusconi!) Lega e M5S chiedessero il voto per realizzare la flat tax, il reddito di cittadinanza e per un'Italia più forte e più autorevole capace di trattare, anche a Bruxelles, senza il cappello in mano.

Certo, è una alleanza ancora tutta da costruire che, però, parte da una base di reciproca conoscenza e stima affinatasi in settimane di lavoro gomito a gomito. E la cui posta in gioco è una vittoria netta che li ponga al riparo da qualsiasi veto interno o internazionale.

Una alleanza che potrebbe cementarsi addirittura grazie all'involontario aiuto fornito dallo stesso Berlusconi se - in ossequio ai desiderata dell'Ue e del Ppe - il Cavaliere imponesse ai suoi parlamentari di votare la fiducia, o la benevola astensione, al governo di Carlo Cottarelli, già nominato nel board del Fondo monetario dal governo Renzi. Ecco, adesso il problema e tutto di quei due. Della loro capacità politica e della voglia che hanno davvero di provare a imporre una svolta epocale a questo disgraziatissimo Paese.

Senza perder altro tempo e altro fiato con l'impeachment. Che serve solo a fomentare polemiche, ad alzare cortine fumogene, a spaventare. Anche perchè, cosa mai potrebbe fare il buon Mattarella, se non prendere atto della sua implicita delegittimazione, ove il professor Savona - bandito per le sue opinioni - fosse eletto a furor di popolo?

 

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