Quanto costa (anche all'Abruzzo) il no di Trump all'accordo con l'Iran


L'Italia esporta lì per 1.500 miliardi, ma la politica abruzzese "è occupata" con poltrone, magre figure e promesse di fine mandato


di Paolo Falliro
Categoria: ABRUZZO
10/05/2018 alle ore 14:52

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Il no degli Usa all'accordo sull'Iran potrebbe costare caro alle aziende italiane che lì esportano (1500 mld complessivi) e anche all'Abruzzo. Mentre una grossa partita commerciale si sta giocando tra Washington e Teheran, con precisi riverberi anche per i conti italiani e abruzzesi, in questa regione la politica si occupa di altro.

Nell'ordine: poltrone, magre figure televisive e promesse di fine mandato. Come se la progettualità futura di export ed investimenti fosse cosa da far passare in secondo piano.

E invece la questione iraniana è molto significativa per l'Abruzzo, per due motivi: quest'anno un'azienda abruzzese è stata la prima a realizzare lì un parco solare e, nel breve-medio periodo, altre realtà potrebbero perdere i frutti di un lavoro seminato da tempo.

L'interlocuzione tra Abruzzo e Iran è stata costruita certosinamente già da tempo, con rapporti, dialoghi e viaggi per annusare le esigenze di una terra che ha una infinita disponibilità economica al momento.

Alla fine del 2016 c'era stata una importante visita di aziende abruzzesi in Iran (C. R. Impianti srl, We contract, Cellulose converting solutions s.p.a., Aureli mario ss agricola, Etex Building Performance International/Siniat Italia spa, Asetka srl): quattro giorni molto fitti con più di 100 incontri one to one tra aziende abruzzesi attive nel settore dell'arredamento e del contract, di materiali per l' edilizia, di impianti elettrici civili e industriali, di macchine per la produzione di pannolini ed un'azienda produttrice di succhi, purè e concentrati.

Il progetto di internazionalizzazione era stato organizzato dal Centro Estero delle Camere di Commercio d'Abruzzo con il supporto ed il coordinamento di Promos/CCIAA Milano e Quark up Group con il gruppo accompagato dal compianto Daniele Becci, una "testa" che manca non poco all'attuale board amministrativo territoriale.

Oggi dopo un anno e mezzo nessuno si duole del fatto che quel lavoro potrebbe essere su un binario morto e contribuire a perdere un'altra grossa occasione per le aziende locali. Ma, se possibile, peggio di questo scenario è quello legato alla politica locale che si disinteressa di questo aspetto per occuparsi di altro, mentre le imprese sono costrette a fare da sole.

 

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