Siria, Libia, gas e futuro: così Macron (in Ue) ha fregato tutti


Londra, Berlino, Madrid e Roma non sono "pervenute". E la visita alla Casa Bianca dice che in Europa parla solo l'Eliseo


di Francesco De Palo
Categoria: Francesco De Palo
26/04/2018 alle ore 10:05

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C'è un passaggio della visita di Emmanuel Macron negli Usa che dovrebbe pungere all'Italia, più di dossier obliqui o affari andati male. E'la consapevolezza che la stagnazione politica nostrana in fondo non interessa a chi, da tempo, ha innestato la quarta e sta correndo.

L'icona maggiormente rappresentativa è quella di un'altra occasione malamente persa. Ma come, si chiedono in molti, proprio adesso che Londra è fuori gioco perché ancora alle prese con la Brexit, che Berlino esce da un'apnea durata mesi per la composizione dell'ultimo esecutivo Merkel, che Madrid deve gestire il caso catalano e che Bruxelles vive un blocco ormai psicologico prima che fisico, proprio adesso che altri players versano in queste condizioni l'Italia non riesce a proprio a darsi un colpo di reni?

Provvidenziale, quindi ai fini della progettualità mediterranea e atlantica, ecco che la visita di Macron alla Casa Bianca fa chiarezza in un momento torbido. Primo: in Ue le voci sono ancora troppe o, come dice una vecchia volpe della Prima Repubblica, sono talmente poche e fiacche che Washington guarda ormai solo a Parigi. Come dargli torto?

Secondo: il nodo non è solo l'accordo sull'ambiente o la partita a scacchi giocata sui dazi, ma la visione che deve riguardare il quadrante mediterraneo e quello mediorientale, con un occhio sempre vigile al costone balcanico.

La Libia è una ferita aperta che non smette di sanguinare e pensare che Parigi possa (di nuovo) essere unico attore protagonista è uno scenario che francamente non rientra nel novero dei migliori. Da circa tre anni i militari francesi si trovano in pianta stabile nella parte meridionale del Paese, dove controllano intereressi legittimi nazionali, al pari degli inglesi.

Noi invece solo nell'ultimo semestre abbiamo capito come l'interlocuzione personale e poi istituzionale sia il faro di un'azione armonica, come dimostrano i contatti con il Generale Haftar, quello su cui è stata costruita la pantomima della morte poi smentita. Ma su cui ancora gravan pesanti ombre relative al futuro.

Libia fa rima con Siria. Cosa c'è oltre le bombe e i missili? Quale la strategia di Usa e Francia nei confronti di Assad e del triumvirato Russia-Turchia-Iran?

Terzo: la partita legata agli idrocarburi, che interessa moltissimo l'Italia e i gasdotti (compreso il Tap e la rete adriatica che ha prodotto la consueta protesta dei mille no italici) come si intreccerà con le dinamiche mediterranee? E'ancora sostenibile l'immagine della nave italiana messa in fuga dalla Turchia, mentre invece quella Usa è stata scortata dalla sesta flotta?

Ecco, l'imbarazzo per una classe dirigente modesta e figlia del caso mal si sposa con uno schema, diametralmente opposto, che ha portato Macron a selezionare i 100 migliori laureati di Francia che hanno costruito dal nulla un partito.

Nessuno sa avrà vita lunga o meno, ma intanto nel vecchio continente per sette anni si parlerà prima con lui.

 

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