Tra Salvini e Di Maio è stallo o ammuina? Ecco tre fatti che ci dicono che il governo è possibile


Non possiamo non vedere che l'esecutivo "giallo-verde" è ad un passo dal prendere il largo



Basta guardare ai fatti. Per capire se la situazione è davvero in stallo o se tra Di Maio e Salvini è solo ammuina è necessario considerare i dati di realtà. Che poi in mezzo a tutte le chiacchiere che ogni giorno si inseguono sono gli unici elementi che possono darci un quadro concreto e veritiero delle possibilità che ci sono di formare un governo.

Primo: Di Maio e Salvini - al netto delle chiacchiere - avranno pure abbaiato alla luna, ma quando si è trattato di agire l'hanno fatto all'unisono e senza indugio. Così è stato per l'elezione del presidente del Senato Elisabetta Casellati, che mai si sarebbe neppure sognata di sedere su quella poltrona senza quel patto di ferro tra M5S e Lega che, contestualmente, ha issato sullo scranno più alto di Montecitorio Roberto Fico.

E la Casellati, seppur berlusconiana convinta, sa bene che, fosse dipeso dal Cavaliere, sarebbe rimasta seduta nell'emiciclo. Analogo accordo ha consentito poi al leghista Molteni e al grillino Crimi di essere eletti alla presidenza delle commissioni speciali di Camera e Senato sul Def.

Secondo: se è vero che Salvini sa che Di Maio non può sbracare di fronte ad un elettorato piuttosto trasversale e umorale, c’è da considerare che anche Di Maio sa che Salvini non può abbandonare il centrodestra senza rischiare l’accusa di tradimento, ultima leva ancora in mano a Berlusconi. Il quale, a sua volta, sa bene che dovrà fare i conti col programma da stilare. Proprio il cuneo che potrebbe favorire l’accordo a due.

Perché, quando Salvini metterà nero su bianco l’abolizione della Fornero, la rinegoziazione dei trattati con l’Unione europea e, magari, la cancellazione delle sanzioni alla Russia di Putin, troverà in Di Maio occhi attenti e orecchie comprensive, avrà forse anche il sostegno della Meloni, ma non potrà avere quello del Cavaliere, stretto com’è nella morsa del Partito popolare europeo e del Fondo monetario internazionale.

Non potrà dire di si, pur magari volendolo in cuor suo, Berlusconi e a quel punto sarà un gioco per Salvini dimostrare di non essere lui a tradire il mandato degli elettori di centrodestra che proprio quelle cose in stragrande maggioranza le pretendono.

Terzo: prima di tutto quanto sopra, ci sarà da registrare domenica il voto in Molise e la successiva in Friuli. Entrambi i risultati, a leggere i sondaggi, sembrano dare fiato e speranza alla corsa di Di Maio e di Salvini. Così come in entrambi i casi si profilerebbe un pollice verso per Forza Italia e una ennesima debaclé per quel che resta del Pd renziano.

Ecco, se soltanto per farci un’idea, proviamo a considerare questi dati di realtà non possiamo non vedere che il governo Cinquestelle/Lega è ad un passo dal prendere il largo. Basta guardare ai fatti.

 

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