Sanità, Chiodi abruzzesi sui titoli di coda


Torna così a far rumore la sentenza della Corte del 30 marzo scorso sulla sanità abruzzese. Una stroncatura pesantissima


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
18/04/2018 alle ore 14:19

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Nel giorno del tutto quanto fa spettacolo, persino le giunte. E dei rendiconti approvati per il rotto della cuffia. Nel giorno in cui dal Palazzo della Regione è tutto, e scorrono i titoli di coda dopo che il presidentissimo-senatore Luciano D’Alfonso ha sottoposto gli assessori all’ennesima esibizione-video durante i lavori dell’esecutivo per diffondere la sensazione che lì è tutto trasparente, altro che inchieste altro che falsi altro che assenze, in quel giorno cioè ieri, esce dall’oltretomba in cui era caduto l’ex governatore Gianni Chiodi per dire che la politica sanitaria della Regione è strampalata, talmente strampalata che persino la Corte dei Conti, alla fine, ha dato ragione a lui. 

Torna così a far rumore la sentenza della Corte del 30 marzo scorso sulla sanità abruzzese. Una stroncatura pesantissima: la Regione ha accumulato “enormi ritardi” nel piano di riqualificazione e non ha centrato nessuno degli otto obiettivi e su un totale di 217 misure operative, ne risultano in linea solo 111, cioè il 51 per cento, in ritardo 52 e non avviate addirittura 54. E soprattutto non ha un rapporto corretto con la sanità privata. Una bastonata che è servita all’ex governatore per entrare a gamba tesa nella vicenda sanità: io sono sotto processo proprio per aver applicato le regole, quelle regole, ha detto, che ora la Corte dei Conti impone all’ amministrazione D’Alfonso.

Ecco cosa è successo.

La magistratura contabile ha stigmatizzato “l’approvazione di tetti di spesa a fine o metà esercizio, provvisori e rimodulati, in alcuni casi, anche con valenza retroattiva, con ingiustificati aumenti dei tetti medesimi – si legge nella relazione – criticati dallo stesso Tavolo di monitoraggio ed anche la mancata revoca dell’accreditamento per le strutture nel caso di erogazione per due annualità, delle quali è comunque vietata la remunerazione, nel periodo di validità dell’accordo contrattuale, di prestazioni eccedenti nella misura massima del 5 per cento il programma preventivamente concordato e sottoscritto”.

Tanto basta a Chiodi: 

“Ho letto con sorpresa e soddisfazione, provando tuttavia sconcerto al tempo stesso, gli stralci dell’Indagine della Corte dei Conti sulla sanità pubblica della Regione Abruzzo – ha scritto in una nota – mi ha profondamente colpito che la Corte abbia suggerito  alla Regione di applicare la procedura della sospensione dell’ accreditamento, così come prevede  la norma, quando vi sia  il mancato  rispetto dei tetti da parte dei privati  così come è accaduto per  tutto il 2017. Mi ha colpito in modo particolare perché  proprio per aver detto questo, come conseguenza dell’eventuale mancata firma dei contratti 2010 da parte delle cliniche private, la Procura di Pescara,  facendo seguito alle denunce delle stesse cliniche che ancora oggi continuano a sforare i budget previsti, mi ha messo sotto processo per violenza privata. Faccio davvero un’ enorme fatica ad accettare il fatto che per aver messo in pratica quanto disposto dalla norma, comportamento oggi avvalorato dalla Corte dei Conti, con l’obiettivo di tutelare i conti e la sanità pubblica, io sia costretto a difendermi da un’accusa che trovo vergognosa e basata esclusivamente su dichiarazioni di quella che si è definita parte offesa”.

Una polemica destinata a lasciare strascichi: il processo ad agosto andrà in prescrizione e per quella data Chiodi deciderà se avvalersene oppure no.

Ma i rilievi della Corte hanno riguardato anche altro. 

“Sconta il 32 per cento di interventi in ritardo e il 25 per cento di interventi non avviati – scrive nella sua relazione la Corte dei Conti – il primo degli obiettivi del piano mirante a favorire l’incremento dell’assistenza domiciliare, (“gestire i pazienti cronici il più possibile a domicilio”), attraverso modelli nuovi, rimodulazione dei servizi territoriali residenziali e semi residenziali, potenziamento della funzione di indirizzo del percorso di cura del medico di medicina generale, garanzia di livelli di adesione ed omogeneità dei programmi di prevenzione”.

A zero quindi la medicina del territorio, così importante nelle grandi aree urbane, utilissima per disincentivare i ricoveri ospedalieri. E anche sulla rete ospedaliera, aggiunge la Corte dei Conti, siamo ancora a carissimo amico soprattutto per quanto riguarda la sua ridefinizione, la rete di emergenza-urgenza e la realizzazione del mega ospedale di secondo livello.

ps: eppure ieri l’assessore alla Sanità Silvio Paolucci, nella riunione di giunta in cui è stato approvato il rendiconto del 2016, ha detto che anche se una cosa la dice la Corte dei Conti non è detto che sia vera. Certo, crediamo ai politici che è meglio.