Apperò il re di Roma è pescarese


Più di tutto e più di tutti, è il ringhio a bordo campo del mister dagli occhiali di ghiaccio il frame che suggella l'impresa con il Barcellona


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
16/04/2018 alle ore 10:18

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Sul più romano di trionfi il timbro abruzzese di Eusebio Di Francesco. Più dei gol di Dzeko Manolàs, più del rigore che ha riscattato De Rossi dallo svarione dell’andata. Più del video, immancabilmente virale, di Verdone che accarezza la capoccia marmorea di Nerone; più di Antonello Venditti che intona il suo inno a squarciagola. Più di tutto e più di tutti, è il ringhio a bordo campo del mister dagli occhiali di ghiaccio il frame che suggella l’impresa con il Barcellona.

Dagli appennini alle onde, è una delle rare volte in cui la regione dalle cento identità si ritrova unita dietro la medesima bandiera: e giù post con tutto il repertorio dell’orgoglio a buon mercato, dalla paella battuta dalla rostella al binomio sempre verde forza-gentilezza. 

Apperò Eusebio: oggi tutti pazzi, tutti fan, tutti amici del pescarese, dell’abruzzese del momento. Anche quelli che il pallone percarità, giusto ogni quattro anni ai mondiali (quando ci andavamo); anche, e soprattutto, quelli che il Di Francesco giocatore e poi allenatore dalle tante casacche, con netta tendenza giallorossa, ha fino a ieri contrapposto nelle cento fazioni che solo il calcio sa produrre; anche, e soprattutto, quelli che nel 2009 a Lanciano avranno inneggiato all’esonero di Eusebio dalla panchina della Virtus oppure, due anni più tardi a Pescara, avranno applaudito al suo avvicendamento con il vate boemo Zeman.

Tanto per rimarcare, luogo comune per luogo comune, il rapporto mai risolto tra i profeti e le patrie. Ma dietro l’orgia dei like qualcosa di vero, e di serio, c’è: il coraggio un po’ folle (parole sue) di inventare in pochi giorni un modulo nuovo per ribaltare il pesante 4-2 della partita di andata, la consapevole assunzione di responsabilità (“in caso di sconfitta mi avrebbero crocefisso”), la generosità non affettata dopo l’impresa (“il merito è dei ragazzi”).

Magari ricapiterà chissà quando, chissà dove, perché i miracoli sportivi accadono, ma se il qui e ora è frutto del genio e della sregolatezza di questo ragazzo di riviera alla soglia dei cinquanta qualcosa di vero, e di nostro, deve esserci.

E assomiglia tanto a quel mix di coraggio, responsabilità, generosità che rende un po’ speciali gli abruzzesi quando fanno gli abruzzesi, rinunciando a prodursi in pessime imitazioni dei caratteri da commedia all’italiana: quanti politici, quanti imprenditori, quanta classe dirigente sarebbe pronta per il set.

Apperò Eusebio: adesso, dopo tanti applausi e tanti like, imitiamolo pure.

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