Washington, Mosca, Berlino: la partita (vera) si gioca sul gas?


Il Mediterraneo orientale è di fatto diventato il maggiore hub di gas del vecchio continente: ora le contromosse di Gazprom


di Francesco De Palo
Categoria: Francesco De Palo
16/06/2017 alle ore 06:02

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Gli Stati Uniti pronti a nuove sanzioni contro Mosca. Il pallottoliere del Senato e stelle e strisce segna 97, ovvero i Senatori favorevoli ad una nuova ondata di provvedimenti di natura economica contro la Russia alla voce idrocarburi. Ma mentre al di là dell'oceano si punta ancora sul pulsante della ritorsione commerciale, è nel Mare Nostrum che si consuma la partita (vera) del gas, con da un lato il quadrumvirato Italia-Israele-Grecia-Cipro al lavoro per il gasdotto EastMed (oltre al già avviato Tap), e dall'altro le strategie del colosso Gazprom.

Repubblicani e Democratici al Senato degli Stati Uniti hanno prodotto un'insolita convergenza che però sta facendo storcere il naso alla Spd tedesca. Il ministero degli Esteri di Berlino pare non gradire interferenze nelle imprese Ue ma il Senato degli Stati Uniti giustifica le nuove sanzioni con le interferenze russe nella campagna elettorale, l'annessione della Crimea e il sostegno offerto al sovrano siriano Bashar al-Assad. "Un pacchetto di sanzioni che il Cremlino merita per le sue azioni", ha dichiarato il senatore democratico Jeanne Shaheen.

La partita si gioca, come ormai da alcuni anni, sul gas (più che sulle schermaglie politiche) che nel vecchio continente ha determinato una serie di dinamiche specifiche direttamente proporzionali alle nuove pipeline. La priorità per Berlino è la costruzione del gasdotto Nord Stream II, che fornirà più gas russo verso la Germania e l'Ue. Le nuove sanzioni, quindi, potrebbero mettere le imprese europee sotto pressione, in un momento in cui i Paesi dell'area euromediterranea spingono sull'acceleratore su due progetti: il Tap e l'EastMed.

Il primo è già in fase operativa: grazie a 878 km, porterà ogni anno da Baku in Europa 10 miliardi di metri cubi di gas attraverso Turchia, Grecia, Albania e Italia. I lavori in Albania e Grecia sono già stati avviati con i primi test positivi effettuati in Grecia dallo scorso marzo, mentre in Puglia si registra la feroce mobilitazione di amministratori locali e rete. Il secondo sta vivendo una fase post embrionale grazie alla partnership già siglata tra Tel Aviv, Roma, Atene e Nicosia.

Il Mediterraneo orientale è di fatto diventato il maggiore hub di gas del vecchio continente: in primis per la presenza della Zee cipriota dove sta operando anche l'italiana Eni e in secundis per i nuovi progetti legati al giacimento Zhor, il cui volume di affari raggiungerà i 10 miliardi alla fine dell’anno. Un panorama a cui si somma la decisione del governo di Atene di concedere in tre aree il permesso per esplorazioni petrolifere. Protagonisti dei rilievi saranno i greci di Hellenic Petroleum, una delle maggiori compagnie petrolifere dei Balcani, in partnership con i francesi di Total e gli italiani di Edison.

E'in questo scenario molto articolato che si inseriscono le contromosse di Gazprom, il colosso russo che per il 2017 punta ad un cambio di partnership. E' pronto a disfarsi del 40% di Bosforo Gaz per guardare a oriente e sviluppare così l'area Ayashsky sul Mare di Okhotsk dove le perforazioni inizieranno la prossima estate. Contemporaneamente ha raggiunto l'accordo con la compagnia petrolifera Repsol per la cessione a Mosca del 25% della società Eurotek-Yugra, che possiede le licenze di esplorazione e produzione in due blocchi significativi, a Khanty-Mansiisk, nella Siberia occidentale. In queste zone Repsol ha scoperto nel 2014 due dei più grandi giacimenti presenti in Russia negli ultimi anni, chiamati Gabi-1 e Gabi-3, con un potenziale di 240 milioni di barili.

Inoltre dopo otto anni di partecipazione sul versante turco con Bosforo Gaz, Gazprom ha deciso di ritirarsi ma allo stesso tempo si è rivolta all'arbitrato di Stoccolma per via del prezzo delle forniture di gas. E'agli idrocarburi, quindi, che converrà guardare per decrittare le future strategie di Stati e leaders.

 

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