Perché il Pd (dopo lo schiaffo elettorale) deve stare solo all'opposizione. La versione di Fina


L'orlandiano ragiona a 360 gradi sui passi di Martina, sulla prossima assemblea e sulla scelta senatoriale di D'Alfonso


di Lucia Rossini
Categoria: ABRUZZO
29/03/2018 alle ore 10:15

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Il Pd all'opposizione? "Credo sia nella naturalità delle cose".  Così Michele Fina, ex segretario del Partito Democratico della provincia dell'Aquila e stretto collaboratore del ministro della Giustizia uscente Andrea Orlando riflette sugli scenari post elettorali. 

"I programmi poltici non si realizzano solo con strumenti legislativi o amministrativi - osserva- ma si nutrono anche nella e della società. Questo status ci ricorda che un partito può esistere e resistere senza postazioni di governo. Il punto è capire quale è la nostra identità, quale la funzione che pensiamo di svolgere in questa delicata fase storica, tenendo presente le nostre radici, certo, ma senza dimenticare la realtà che abbiamo intorno con tutte le sue novità".


Niente scorciatoie o capri espiatori dunque, ma  una riflessione franca sul grande assente di questa Terza Repubblica e sugli ostacoli che dovrà affrontare. A partire proprio dalla segreteria.  "Sto apprezzando molto l'azione di Maurizio Martina che attualmente è il reggente. Banalmente - riflette - cerca di mantenere insieme il partito con tutte le sue articolazioni e diversità, fa un lavoro di cucitura, di ascolto, e questo mi sembra già un ottimo segnale. Auspico questa linea fino all'assemblea, poi in quell'occasione vedremo quale saranno le proposte di segreteria oltre la reggenza".


Ma il Pd è uscito con le ossa rotte anche in Abruzzo. Il risultato dell'Election Day veicola un messaggio inequivocabile di rottura con la vecchia compagine di sinistra e con il Governatore D'Alfonso. "La disputa tutta politica di quando si dovrebbe andare a votare per rinnovare il Consiglio, mi sembra poco rispettosa delle norme - puntualizza - perché se rimane tale, ovvero una disputa, si piega agli interessi dell'una o dell'altra parte: c'è chi considera sia giusto votare prima, chi dopo, chi si ricorda che l'altra legislatura è durata sei mesi di più".

"In ogni caso - conclude - mi sembra una cosa abbastanza avvilente, io rispetterei le regole, sapendo che c'è stato un mandato, ma che adesso il presidente della Regione fa il Senatore; nel momento in cui le regole imporranno la distinzione di queste due funzioni, si dovrà per forza tornare al voto. Rispettando le norme penso si faccia sempre la cosa più saggia".

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