Tutte le spine di fine legislatura che attendono il Pd d'Abruzzo


Mentre il governatore-senatore "chiede" i 100 giorni, sul territorio il partito si sfilaccia e il n.2 è consapevole di essere l'agnello sacrificale di una mattanza già scritta


di Leone Protomastro
Categoria: ABRUZZO
28/03/2018 alle ore 10:34

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C'è un passaggio, tanto sottile quanto dalle grosse implicazioni, dietro la scelta del governatore d'Abruzzo di “chiedere” i 100 giorni, a cavallo tra Senato e Palazzo della Regione. E'la mancata visione di come un territorio dalle mille esigenze come l'Abruzzo potrà cercare un cuscinetto nel partito che di fatto ancora amministra regione e alcune città. Un orfano che sa di restarlo a vita, insomma.

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Le spine di fine legislatura sono molte per il Pd che sui territori appare ormai sfilacciato, sia da lotte intestine che stanno riaffiorando dopo la “pausa” della campagna elettorale per liste eterodirette, sia da una oggettiva pochezza contenutistica che alla voce programmazione ha visto trionfare i tagli di nastro e non il pragmatismo di risultati.

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Fisiologico che la patata bollente sia stata lasciata nelle mani del vice presidente della Regione che, anche se da un lato annuncia un programma di fine legislatura accanto alla ricostruzione di una coalizione che sia il più larga possibile, dall'altro è consapevole di essere l'agnello sacrificale di una mattanza già scritta.

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Altro che road map, o programma di fine mandato, altro che lavoro, sociale e sanità. Sono le fibrillazioni della maggioranza e la delusione dell'elettorato a rappresentare la doppia spada di Damocle che pende inesorabile sul Pd d'Abruzzo.

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Passaggi che sono stati accuratamente evitati in occasione della direzione regionale del Pd lunedì scorso a Pescara, dove dirigenti e pseudo spin doctor non hanno ancora compreso quale sia il vero vulnus del partito. O forse lo sanno, ma tacciono.

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