Mance elettorali o programmi tutti sbagliati? Il caso Tua e l'Abruzzo in panne


L'azienda regionale dei trasporti, già in pesante rosso, rischia per i nuovi contenziosi con i dipendenti


di Leone Protomastro
Categoria: ABRUZZO
28/02/2018 alle ore 10:01

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Avevano annunciato nuove assunzioni alla Tua, la società regionale dei trasporti abruzzese. Ma con la contingenza di urne davvero roppo vicine per non far storcere il naso a qualcuno.

Adesso il problema è anche nel nuovo organigramma, con il rischio di contenziosi che potrebbero nascere da parte di molti dipendenti, pronti ad una guerra di carte bollate per ottenere il proprio nuovo diritto. Quale? Il tanto agognato inquadramento contrattuale, con stipendio migliorato.

Come uscirne allora? Intanto se il giudice desse ragione ai dipendenti ecco che per la Tua i costi da sopportare sarebbero ingenti. Non solo gli scatti, ma anche le spese legali in questione. Tutto nasce dopo la fusione nella Tua di alcune vecchie società di trasporto i cui dipendenti poi auspicavano un salto in avanti (contrattualistico e salariale).

Ma al di là del merito della questione, è il fattore temporale a giocare un ruolo non secondario. Ancora una volta tutto cambia perché non cambi nulla. Da un lato c'è il nuovo bando di concorso per 7 operai qualificati e 3 dirigenti a tempo indeterminato che i sindacati hanno derubricato a mancia elettorale.

Subito si è sollevata la protesta di Forza Italia con il consigliere regionale Febbo che chiama in causa il convitato di pietra D'Alessandro, gran tifoso di Tua: secondo il forzista la società presenta un bilancio in perdita di diversi milioni di euro e non potrebbe permettersi di assumere 70 nuvi dipendenti per una spesa complessiva di almeno 2,8 milioni di euro annui.

Non male per un'azienda che, come accade troppo spesso anche nelle altre regioni d'Italia, rappresenta quasi un buco nero per i conti pubblici dello stivale. Ci si dimentica, a volte, che la motiplicazione dei costi burocratici e delle spese vive della pubblica amministrazione investono le partecipate regionali con bilanci molte volte in rosso. Che poi gravano sul quadro generale del paese.

Chi è il responsabile, quindi, di conti in disordine e di quella confusione gestionale che poi potrebbe portare a nuovi danni patrimoniali per le aziende in questione? Se fosse un'azienda privata, il Ceo sarebbe chiamato a rederne conto.

Siccome si tratta di cosa pubblica no. Anche perché chi gestisce la macchina amministrativa se ne va in Parlamento.

 

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