Cifre vergognose, percentuali impietose: la ricostruzione sta a zero


L'emergenza non è finita proprio per niente, e con la neve tutto è ancora più chiaro e drammatico


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
27/02/2018 alle ore 15:10

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L’emergenza non è finita proprio per niente, e con la neve tutto è ancora più chiaro e drammatico. La ricostruzione del post-terremoto 2016-2017 è un flop e le cifre lo certificano. Pochissimi i contributi a saldo liquidati ai privati con danni lievi. Anzi, meno di pochissimi: zero in Abruzzo dove non è stato ancora liquidato lo stato finale dei lavori. Zero in Abruzzo, due in Umbria a Norcia, 12 nel Lazio e 36 nelle Marche. Un anno e mezzo dopo il terremoto, nei 138 comuni del cratere sono appena 50 le case private danneggiate lievemente dalle scosse e tornate abitabili. Il resoconto è stato fatto sommando le liquidazioni a saldo, a chiusura dei lavori, per gli edifici che avevano danni lievi (fonte: Regioni e Protezione civile). Cifre vergognose, percentuali impietose.

Altro che emergenza finita, come avevano dichiarato un mese fa il premier Gentiloni o il governatore della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso montando sul tram della candidatura che lo porterà dritto al Senato il prossimo 5 marzo.
E anche per la rimozione delle macerie siamo a carissimo amico, regalare sogni non serve e anche in questo caso l’Abruzzo è solo agli inizi: 3.264 tonnellate rimosse su 160 mila. In pratica, hanno tolto solo l’amianto, anche perché il sito per lo stoccaggio a Capitignano non è ancora completato. E la consegna delle casette è ferma al 68 per cento. Nell’ultimo riepilogo del 19 febbraio, risultano consegnati 2.577 alloggi su 3.846, il 68 per cento. In Abruzzo non siamo arrivati neanche alla metà, 144 su 298, e in questo caso forse le elezioni sono state provvidenziali perché le consegne sono state fatte tutte dopo il mese di ottobre, quando ne era stata consegnata solo una. E infatti rimarranno impresse negli occhi (sgranati) di tutti  le casette consegnate da Dalfy a Capitignano con i bambini a fare il coro, le telecamere e i fotografi, e la conseguente strumentalizzazione elettorale denunciata dai Cinquestelle.

No, la ricostruzione, neppure quella leggera, in Abruzzo non è proprio partita. La denuncia è degli ordini degli architetti e degli ingegneri, il dito è puntato contro l’ufficio speciale della ricostruzione, aperto solo tre ore a settimana, tanto per dire. E a Teramo le pratiche sono ancora senza protocollo.

“Per danni lievi di poche decine di migliaia di euro costringono famiglie a vivere fuori dalle proprie abitazioni, dei propri luoghi creando disagi socio economici enormi”, è il grido di allarme dell’associazione Robin Hood di Teramo, sostenuta dalle cifre fornite dall’ex assessore alla Protezione civile del Comune Franco Fracassa: “Stiamo sperperando soldi pubblici per pagare alberghi agli sfollati, invece di provvedere alla ricostruzione. I dati sono chiari: negli ultimi 20 giorni nelle Marche si è registrato un incremento di 105 cantieri per un totale di 342 cantieri mentre a Teramo si registrano solo due pratiche, per un totale di 277 mila 849 euro. Il risultato è che nelle Marche si è registrato un incremento di 6 milioni di euro, per un totale di circa 40 milioni di euro su tutto il territorio”.

In Abruzzo invece solo briciole. Incapacità, inefficienza? Fate voi. E pensare che soltanto un anno fa la Regione aveva selezionato con tanta cura il nuovo direttore dell’ufficio ricostruzione Marcello D’Alberto, al quale in sede di colloquio venne fatta dal presidente in persona una insolita domanda:”Quanta rabbia hai in corpo?” Una domanda clinica, di quelle utili (lo ha raccontato lo stesso D’Alberto) per testare “il temperamento psicologico di un individuo” e anche la voglia di lavorare. Lui, l’ingegnere del Comune di Pineto di fronte a questa inaspettata opportunità rispose soddisfatto:

“Bene, io di rabbia e cattiveria ne ho molta, e sono dalla stessa parte di quei tanti poveri cittadini che hanno perso la casa e che da noi si aspettano risposte in breve tempo”.

ps: Invece, a quanto pare, negli ultimi tempi ha minacciato due volte di dimettersi, riacciuffato per i capelli all’ultimo momento da Luciano Monticelli e dallo stesso Dalfy perché, si sa, in periodo elettorale le dimissioni avrebbero fatto un brutto effetto.