E' la percentuale che fa la democrazia. Per questo è meglio che per il Cav e Renzi sia elevata


Prepariamoci perciò ad assistere ad un surplus di chiamate, di adunate, di appelli. Tutti devono votare. Tutti ne devono comprendere l'importanza



E' la somma che fa il totale. Ma è la percentuale che fa la democrazia. Paolo Gentiloni deve averlo capito. Ed anche per questo ha replicato stizzito al solito Juncker che invitava una platea tedesca a prepararsi ad un prossimo governo italiano "non operativo". L'Italia avrà un governo pienamente legittimo, ha twittato Gentiloni. E -sondaggi alla mano- con un Mattarella partecipe e preoccupato, c'è da dire che tutti i contraenti il patto segreto per la governabilità, Berlusconi e Renzi in primis, stanno giocando le loro fiches proprio sulla percentuale dei votanti.

Quindi su un buon, se non proprio elevatissimo, numero di persone che deciderà di non disertare le urne. Una linea rossa che -dati alla mano- non può permettersi di scendere al di sotto del 60 per cento. Perché altrimenti sì che il rischio dei "barbari" al governo potrebbe farsi concreto.

Sotto il 60, addirittura prossimi al 50% come sembrava sino a poche settimane fa, sarebbero dolori veri, hanno certificato gli istituti demoscopici. Una catastrofe perchè, a giocare solo coi tifosi, i Cinquestelle di Di Maio ne hanno senza dubbio assai più degli altri e tutti motivatissimi a partecipare. Stessa cosa può dirsi per i leghisti diSalvini, anch'essi con uno zoccolo duro di affezionati che -in caso di crollo percentuale di partecipanti al voto- provvederebbero a far schizzare percentualmente in alto il dato del loro caro Matteo. Percentuale che, al contrario, penalizzerebbe e non poco sia il Cavaliere nella sua ancora tutta presunta cavalcata trionfale sia il Pd di Renzi che subirebbe un vero e proprio tracollo.

E' la percentuale che fa la democrazia. E, signori miei, il dato è più che certo. Ragion per cui la celebre esclamazione di Totò poco o nulla ha a che fare col democratico rito del voto. Non c'è somma che tenga e non c'è democrazia compiuta senza la percentuale che assegni le successive spettanze parlamentari. Fatto forse curioso, ma che -a ben guardare- spiegherebbe pure quel malaffare che ogni tanto s'avvinghia alla politica e che proprio a forza di percentuale corrompe.

Prepariamoci perciò ad assistere ad un surplus di chiamate, di adunate, di appelli. Tutti devono votare. Tutti ne devono comprendere l'importanza. A cominciare dai giovani ignavi e dagli anziani stufi. Più saranno, meglio sarà. Perché è la percentuale che fa la democrazia.

 

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