La stanza dai palloncini rossi· Easy writer, Il racconto, Marco La Greca


Qual è il collegamento tra una stanza piena di palloncini, una partita sfortunata e le onde gravitazionali? Niente, o forse tutto


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
18/02/2018 alle ore 13:00



Una stanza piena di palloncini è quella vista in “Altrimenti ci arrabbiamo”, un film del 1974. I due eroi, interpretati da Bud Spencer e Terence Hill, entrano in scena in sella ad una moto ed iniziano un’epica scazzottata contro i “cattivi”. Da un piano all’altro, dai tavolini al pavimento, tutti cadono su un mare di palloncini, in quel caso di molti colori.

Un sogno per chiunque, bambino o adulto, abbia visto la scena. Il sogno di tuffarsi e nuotare in un mare di morbidi palloncini colorati.

Una partita sfortunata è quella che, in un primo momento, avevi pensato di andare a vedere allo stadio. Poi non sei andato e la tua squadra ha perso. Allora dici: “Meno male, mi sono evitato di assistere ad una sconfitta”. Meno male, certo. Ma siamo proprio sicuri che se tu fossi andato la partita sarebbe finita con lo stesso risultato?

Abbiamo sempre vissuto con le nostre piccole scaramanzie. “Fermo, non ti muovere”, “Proviamo a cambiare di posto”, “Metto questa camicia perché porta bene”, “C’eri o non c’eri la volta scorsa?”. L’abbiamo sempre fatto, per poi dirci: “Che scemi che siamo. Ma ti pare che se io sto sul divano o sugli spalti dello stadio, cambia qualcosa per Dzeko, che sta giocando sul prato verde dell’Olimpico?” Ci siamo sempre detti, razionalmente, che no, non ci può essere nessun nesso.

Le onde gravitazionali sono un’intuizione di Einstein, anche se la dimostrazione della loro esistenza è solo del 2015. Inutile che mi addentri nella spiegazione in termini scientifici, rubati, senza capirli, da Wikipedia. In parole povere, le uniche cui posso accedere, mi sembra di poter dire che il senso complessivo del fenomeno è questo: le onde gravitazionali sono l’effetto che lo spostamento di una massa provoca nello spazio, un effetto tanto maggiore quanto maggiore è la massa che si sposta.

Da profano capisco che in misura minima, proporzionale alle nostre infinitesimali dimensioni, ogni nostro movimento provoca delle onde gravitazionali. Sono minime e non misurabili, ma ci sono.

Una seconda stanza piena di palloncini colorati è quella di una mostra, intitolata “Enjoy – l’arte incontra il divertimento”, allestita al Chiostro del Bramante, nel centro storico di Roma. Opere moderne, modernissime, al centro esatto della storia del mondo. Opere che ti propongono di collaborare, perché l’opera stessa cambi insieme a te.

E’ così per il labirinto di vuoti e specchi, nel quale puoi entrare e specchiarti. Per una enorme poltrona, sulla quale ti puoi sedere. Per lo schermo sul quale passano le immagini di fiori che nascono, fioriscono, muoiono e poi rinascono, secondo un ritmo ed una intensità che variano con il variare del numero delle persone e del loro avvicinarsi o allontanarsi. Non c’è un effetto prevedibile, sai solo che se entri o esci dalla stanza, se ti avvicini o ti allontani, qualcosa accadrà.

E’ così per l’ultima opera: la stanza piena di palloncini rossi, appunto. La guida ti spiega che lo spostamento dei palloncini, innescato dai nostri movimenti, dà la dimostrazione visiva di ciò che succede quando ci muoviamo nello spazio. Entri con un poco di apprensione. Avverti il peso della responsabilità verso l’equilibrio cosmico.

La stanza è effettivamente piena, anzi stipata, di palloncini rossi. Come e forse più ancora che nella scena del film del 1974. Non lo sapevi, ma stai per realizzare un tuo antico sogno. Eccoti quindi a nuotare in un mare di palloncini rossi e sì, certo, lo spostamento d’aria, le onde gravitazionali, l’equilibrio cosmico, ma che meraviglia.

Funziona dunque in questo modo: se io sto qui, a seguire una partita in televisione, che, magari, si sta svolgendo a chilometri, anche centinaia o migliaia, da me, posso in qualche modo produrre dell’energia che si riverbera nello spazio

Per fare cosa? Per ottenere quale risultato? E’ questo il punto. Non lo sappiamo. Sappiamo che qualcosa succederà, anche se non abbiamo la minima idea di cosa sarà. Anche perché potrebbe esserci una contestuale e contraria azione, magari a Tokyo, che produce, a sua volta, un’onda gravitazionale che arriva fino a qui e vai a sapere cosa combina. E quindi? Mi sa che, alla fine, restiamo con una consapevolezza: possiamo incidere pochissimo su ciò che non dipende direttamente da noi. Rimane solo un tentativo da fare: quando ci prende l’inquietudine o l’angoscia, una sensazione in bilico tra la paura e la voglia di vivere, possiamo provare a riempire una stanza di palloncini rossi, tuffarci in quel mare colorato e nuotare.

Magari riusciamo a sentirci anche solo un po’ meglio di prima.

Sembra niente, ma forse è tutto.

Qualunque cosa sia, l’onda gravitazionale, quella benefica, che serve a noi stessi e al cosmo, non può che partire da lì.