Con l'immortale Cavaliere o con Giggino settebellezze: la scelta per l'Italia è (davvero) tutta qui


Non è una novità ne' una bella cosa per l'Italia. E non è un belvedere per gli italiani. Almeno per quelli che cercano di capire. Ma, purtroppo, questo è



Viva l'Italia dell'immortale Cavaliere e del Giggino settebellezze. Viva l'Italia che va al voto con un vecchietto che cerca di mostrarsi giovane contro un giovanotto che cerca di mostrarsi maturo. Eccolo qui uno dei paradossi di questa  campagna elettorale: lo scontro, sempre a distanza, tra Silvio Berlusconi e Luigi Di Maio. 

Una sfida che il primo - comunque vada - cercherà di vincere e che il secondo -male che vada- cercherà di non perdere. 

Non è una novità ne' una bella cosa per l'Italia. E non è un belvedere per gli italiani. Almeno per quelli che cercano di capire. Ma, purtroppo, questa è la sfida cui ci tocca assistere. Non si scappa. 

E perciò lui, l'immortale Cavaliere, veste i panni dell'usato sicuro e inonda l'etere con la sua collaudata raffica di promesse e di certezze. 

L'altro, Giggino settebellezze, per non essere da meno promette pure lui -tra un repulisti e un rimbrotto- di aiutare, di concedere, di non lasciare indietro nessuno. 

L'immortale -dato per spacciato (cioè, proprio morto) dai soliti rumors che si ripropongono da almeno 24 anni- liftato di fresco e impomatato a dovere spiega la sua ricetta: meno tasse, più soldi, meno immigrati, più sicurezza. Certo, una musica già sentita, ma non per questo meno suadente e persuasiva. Anche perché tutti quelli che l'hanno osteggiato e deriso negli anni hanno poi a loro volta clamorosamente fallito.

Giggino invece non abbisogna di lifting e, sempre di fresco rasato, cerca accrediti, insegue il furore del popolo dei delusi e, però, strizza l'occhio ai poteri più o meno forti, ma veri. Capisce di aver bisogno di benedizioni importanti e così si fa consigliare, guidare, aiutare. Viaggia su strade che il vecchio Grillo parlante mai avrebbe potuto o voluto o saputo percorrere, alla ricerca di un elisir che si chiama legittimazione.

Al netto del ridicolo carnevale antifascista messo in piazza dai residui dell'ultrasinistra e della querelle sui mancati rimborsi  pentastellati, la scena è e sarà tutta loro. Con una sceneggiatura che prevede per l'immortale il ritorno vittorioso in quel Palazzo da cui fu cacciato e per il Giggino qualche altro anno di allenamento e attesa. Viva l'Italia. 

 

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