Giuliano Ferrara benedice il governissimo alla tedesca. Berlusconi ci conta, Renzi ci spera


Perciò, mettiamoci il cuore in pace: faremo come ha fatto la Germania. Grosse koalition da loro, governissimo da noi



Berlusconi ci conta. Renzi ci spera. A poco più di tre settimane dal voto ci ha pensato anche Giuliano Ferrara a mettere nero su bianco quel che in tanti mormorano. E che Confindustria auspica. Tutti insieme, appassionatamente. Perciò, mettiamoci il cuore in pace: faremo come ha fatto la Germania. Grosse koalition da loro, governissimo da noi.

Governissimo tricolore che, per una di quelle incredibili bizzarrie della Storia, potrà contare sulla fattiva e amichevole collaborazione di Martin Schultz, il socialdemocratico che tiene in pugno la Merkel, che il Cavaliere di Arcore, in una pirotecnica intemerata nel 2003 all'europarlamento, apostrofò come "kapò". Offesa in procinto di essere dimenticata perchè tutto è perdonato quando si tratta di sostenere la instabile zattera dell'Unione europea.

Berlusconi ci conta ed ha già pronto lo schema. Con un Gianni Letta in pole position per la guida del futuro esecutivo, benvoluto sempre e ben ammanicato ovunque. E con un Francesco Rutelli nel ruolo del ministro degli Esteri più adatto a rappresentare il segmento liberal. Renzi ci spera e si adegua.

Ha già abbandonato ogni velleità di rientro immediato a Palazzo Chigi e sta sudando le proverbiali sette camicie per cercare di ottenere un risultato superiore al 20/21 per cento. Dato che gli consentirebbe di tenere le terga ben salde sulla poltrona di segretario Pd, mandando al governissimo alcune sue fidate pedine. Seconde file, per capirci, non certo quell'ingrato di Paolo Gentiloni che lavora solo per la sua personale riconferma. Certo, lo schema benedetto da Ferrara funziona. Ma serve uno scatto.

Perché ancora i numeri non collimano: stando agli ultimi sondaggi riservati, Forza Italia e Pd avrebbero già una maggioranza risicata al Senato, mentre alla Camera mancherebbero tra i 40 e i 60 seggi. Servirà quindi un nutrito gruppo di "responsabili" non impossibile da mettere insieme nonostante il duo Berlusconi Renzi non possa più avvalersi dell'opera di Denis Verdini. Il segretario piddino non dovrebbe aver problemi ad arruolare Bonino e Lorenzin.

Il Cavaliere è certo di poter fare altrettanto coi leghisti più avveduti che si sono sottratti alle purghe di Salvini. Ed è anche sicuro, nonostante i proclami anti-inciucio, che dalla Meloni potrà arrivare più di una benevola comprensione. Lui ci conta. Quell'altro ci spera.

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