Debito, migranti e prospettive: ecco perché il tatticismo potrebbe non pagare (per l'Europa)


Giocare in difesa alla lunga porta a subire gol, mentre è la cultura del progresso l'unica a poter davvero investire sul domani


di Francesco De Palo
Categoria: Francesco De Palo
01/02/2018 alle ore 10:46

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Debito, migranti e prospettive: ecco perché il tatticismo potrebbe non pagare (per l'Europa). Non è semplice affrontare due temi delicati e controversi come il debito e il dossier migrazioni, ma un punto di partenza costruttivo potrebbe essere legato alle prospettive.

Se la crisi legata alla Grexit sembra essere alle spalle, con clausole di salvaguardia ormai imbullonate ai ministeri delle Finanze dei Paesi più discoli, è la ripresa che mostra frutti contrastanti.

Il mini segno più che molte cancellerie sbandierano come un risultato storico rappresenta, semmai, un punto di partenza e non un punto di arrivo. Cosa accadrà all'Eurozona alla fine del Quantitative Easing di Mario Draghi? Ecco la ragione dell'iper attivismo di Emmanuel Macron, impegnato in tour che stanno toccando luoghi economicamente e geopoliticamente sensibili come Cina e Tunisia.

La politica del rigore finisce di produrre benefici quando si infrange sullo scoglio della non apertura mentale legata agli investimenti.

Ovvero, dopo aver chiuso il recinto perché non scappino gli utimi buoi, è utile immaginare una stagione di nuovi figli per quella mandria. Ecco quindi l'idea di un grande Piano Marshall per la Tunisia ma che abbracci l'intero versante nordafricano, che si intrecci alle mille esigenze che ancora gravitano attorno alla Libia e alla Siria. Le guerre, ufficiali o meno che siano, fanno fuggire imprese e lavoratori per cui è Bruxelles che deve dare una svolta alla propria politica estera prima che monetaria.

Stesso parametro andrebbe utilizzato per il dossier migranti, almeno per impedire ricostruzioni legate alla pancia, ma con il vantaggio che si risolvano le questioni aperte e non le si zavorrino di ulteriori criticità.

In Germania gruppi parlamentari di CDU, CSU e SPD vogliono votare una proposta di legge congiunta sul ricongiungimento familiare per i rifugiati che assomiglia all'intesa nei colloqui per il governo di grande coalizione. Ovvero, l'accordo sembra inevitabile, ballano solo i numeri. A naso sembra che il metro non sia la soluzione di un problema, ma la disperata ricerca di un accordo su quella legge che possa essere collante tra Cdu e Spd e fare tutti felici.

Un errore. Perché non è intervenendo genericamente sul ricongiungimento familiare per i rifugiati che si potrà bypassare la legge: ad oggi essa è regolata come per tutti gli stranieri da una direttiva dell'Unione Europea del 2011. Il fattore decisivo per il diritto legale di ricongiungimento familiare è la residenza.

Il modo in cui una quota deve essere inserita nella procedura amministrativa concreta, vale a dire come viene fatta una selezione, non è ancora chiara: questo il grande problema. Potrebbe nascere ulteriore caos dalla voglia del Bundestag di insistere su questa materia e dalla sufficienza con cui Bruxelles e lady Pesc stanno guardando alle prospettive dell'eurozona.

 

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