Carcere, Chiavaroli: "funzione rieducativa della pena fondamentale per abbassare la recidiva"


Il commento della senatrice al progetto "Sulle Ali della Libertà" nella casa circondariale di Pescara


di Silvia Grandoni
Categoria: ABRUZZO
12/06/2017 alle ore 18:29



Assume rilevanza nazionale il progetto "Sulle ali della libertà", promosso dall'Assessorato alle Politiche sociali del Comune di Pescara per favorire il recupero dei detenuti del Carcere San Donato e realizzato in collaborazione con l'associazione culturale "Lo Spazio di Sophia", il liceo artistico "MiBe" e la Croce Rossa provinciale. Il trimestrale di filosofia "Diogene", nell'ultimo numero, ha dedicato un articolo di oltre venti pagine all'iniziativa, illustrandola attraverso immagini, foto, riflessioni e significative testimonianze dei detenuti.

Un riconoscimento di cui si è parlato questa mattina in conferenza a Palazzo di Città insieme al Sottosegretario alla Giustizia, Federica Chiavaroli, all'assessore alle Politiche Sociali, Antonella Allegrino ad altri rappresentati delle associazioni coinvolte.

"Questo progetto è molto significativo - ha commentato la senatrice - perché risponde perfettamente al dettato della Costituzione, che all'articolo 27 assegna alla pena una funzione rieducativa. Ruolo fondamentale, ritiene la Chiavaroli, hanno proprio le attività in carcere poste in essere non solo dall'amministrazione penitenziaria, ma anche e soprattutto dagli operatori del Terzo settore e del volontariato”.

L’iniziativa, avviata nella casa circondariale, è fondata su due fasi. La prima ha dato la possibilità ai detenuti di vivere un'esperienza di ricerca interiore e di condivisione, attraverso una serie di incontri di filosofia organizzati e condotti dagli operatori dell'associazione "Lo Spazio di Sophia", che li hanno stimolati ad esteriorizzare le proprie idee, favorendo il processo comunicativo. La seconda fase prevede il recupero, attraverso la realizzazione di murales, di due elementi architettonici del carcere, situati in spazi di vita sociale dei detenuti , e cioè la stanza per i colloqui con i familiari e il muro della zona all'aperto nella quale trascorrono l'ora d'aria.

Un progetto quindi che, dice la senatrice a Impaginato.it, punta a una riflessione su se stessi e alla messa in discussione, attraverso la riflessione filosofica. “Io ho partecipato personalmente ad uno degli incontri e ho appurato la voglia dei detenuti di porsi delle domande e la necessità di ottenere delle risposte”. Il sottosegretario ritiene inoltre che i detenuti abbiano bisogno di sapere quello che non conoscono e non hanno mai vissuto nel corso della loro disagevole vita, come l’amore per gli altri e la bellezza dell’arte.

“Oggi la percentuale di recidive è del 70%, se la abbassiamo perché gli autori dei reati vengono riportati sulla via della legalità, le nostre comunità saranno più sicure”.

Il carcere per la Chiavaroli non è un'entità nascosta e distante, ma una realtà che va raccontata e aperta al mondo esteriore.