Ma Forbes e la CNN non sono eterni: la politica si svegli o finirà in una bolla di sapone


Sul turismo e le sue ripercussioni sul pil d'Abruzzo occorre una visione strategica, non logiche provincialistiche né la bussola delle prebende


di Leone Protomastro
Categoria: ABRUZZO
24/01/2018 alle ore 14:31



In un vecchio film di molti anni fa un hotel sgangherato aveva fatto carte false per incassare una buona pubblicità da radio e giornali. Al fine, ovviamente, di attirare clienti. Erano gli anni del passaparola, del “l'ha detto la televisione”, e internet non c'era, come neanche trip advisor.

In questi ultimi mesi sta accadendo qualcosa di eccezionale in Abruzzo. Anzi, più di qualcosa. Colossi come Forbes e la CNN celebrano l'Abruzzo: le sue bellezze paesaggistiche, la sua natura incontaminata, la peculiarità dei suoi borghi, il calore della gente, l'accoglienza di comunità e villaggi, la sua cucina semplice ma sopraffina. Felici? Soddisfatti? Orgogliosi?

Certo. Ma un pizzico anche preoccupati. Perché accanto a cotanta grazia di Dio, a tutto questo grasso mediatico che cola da due megafoni come appunto quella rivista e quel canale televisivo, non ci sono numeri direttamente proporzionali né visioni. 

Il motivo? C'è un anello della catena che ancora non ha compreso come muoversi (e come unire). Che ancora macina miglia senza una meta precisa, senza una strategia davvero unitaria, senza quella regia che solo neuroni abbinati a sinapsi possono assicurare (come fatto, per dire, da Nichi Vendola per il turismo pugliese)

Quando una pista ciclabile va a finire contro un muro, uando per andare da Roma a Pescara sei praticamente costretto a prendere l'auto perché l'alta velocità è un'utopia, quando in una stazione ferroviaria se chiedi dove sia l'area wifi ti rispondono scrollando le spalle, quando apri il balcone d'Abruzzo e pensi ai Balcani come logico affaccio ma trovi solo bastoni fra le ruote, quando ragioni ad alta voce di logistica, di infrastrutturazione portuale, di interconnessione fra mezzi e popoli ti guardano come un appestato, beh significa che chi amministra la res publica non l'ha fatto a dovere.

E non ha fatto nascere quella cultura civica che muove l'azione politica. Se poi si aggiunge, inter nos, che spesso e volentieri i ruoli apicali sono scelti anche col manuale Cencelli anziché con curricula ed esperienze certificate, allora è chiaro perché suonando dal dentista ad aprire la porta sia invece un orologiaio.

Che cosa altro deve accadere perché chi amministra si dia una svegliata?

 

twitter@ImpaginatoTw