Il voto non è roba "Qualunque". Ma queste sembrano proprio le elezioni di "Cetto"


Dove tutto può essere vero, falso o parodia. E dove ognuno dice e promette quel che gli pare, quando gli pare e come gli pare



Paolo Gentiloni s'è detto sicuro che queste "non saranno elezioni qualunque". Ma forse ha torto. Sbaglia. Perché queste s'avviano ad essere proprio elezioni "La Qualunque", nel senso della narrazione del mitico "Cetto".

Elezioni già all'insegna del "più tutto per tutti" e che segnano, probabilmente suo malgrado, il trionfo dell'intuizione e della capacità artistica di Antonio Albanese. L'attore, regista e sceneggiatore che, nel solco della migliore tradizione della comicità italica, ha anticipato proprio con quel suo "Cetto", con quel personaggio così sopra le righe, così volgarmente sfrontato, una realtà politica rivelatasi ancor più vera e incredibile di qualsivoglia fervida immaginazione.

 

Ecco perché , al contrario di quel che dice Gentiloni, quelle di marzo rischiano davvero di essere elezioni "Qualunque". Le elezioni di "Cetto". Dove tutto può essere vero, falso o parodia. E dove ognuno dice e promette quel che gli pare, quando gli pare e come gli pare. Senza contraddittorio, senza verifica e anche senza vergogna.

Il fuoco sacro delle promesse arde da settimane dalle pagine di giornali, da ogni TV e ha il suo logico tripudio su ogni social. E tutto lascia presagire che crescerà ancora di intensità. Ricette facili per tutti i gusti. Ai nastri di partenza, lo si ricorderà, ci fu il reddito di "cittadinanza" partorito da Grillo e propagandato da Di Maio, cui si è allineato subito il reddito di "inclusione" deciso da Matteo Renzi e sbrigativamente licenziato con pochi spiccioli proprio dal governo Gentiloni.

E siccome non c'è due senza tre, ecco che a quelli s'è subito affiancato il reddito di "dignità" frutto della poliedrica immaginazione di Silvio Berlusconi. Insomma, ricette facili, un po' di fantasia ed ecco i fuochi d'artificio: proprio come nell'immaginaria realtà calabrese vissuta da "Cetto".

Perciò: via le tasse universitarie, giu l'Irpef e l'Irap, via i balzelli sulla prima casa, sulla successione e sul bollo auto. Quindi, più soldi in tasca per tutti: per dipendenti e autonomi, per i pensionati, per le famiglie, per i giovani, per le mamme, per i neonati e pure per il vostro amico a quattro zampe. Manca ancora, a ben vedere, soltanto quell'intercalare scorretto, ossessivo e spudorato di Albanese "Cetto".

E manca soprattutto quel volgare "cchiu' pilu pe' tutti" per rendere la parodia completa e magari per farci credere, chiudendo gli occhi, di stare comodamente seduti in una sala cinematografica. Il problema è che purtroppo non stiamo vedendo un film di un grande artista comico, ma siamo in procinto di votare per il futuro governo dell'Italia. Che non è una cosa "qualunque".

 

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