Perché la candidatura della Bongiorno è un autogol per Matteo Salvini


Supera financo il tafazzismo della sinistra e si trasforma in una opportunità in più per Beppe Grillo e Giorgia Meloni



Se il "Buongiorno" si vede al mattino, Matteo Salvini ha toppato. Quindi o l'hanno male informato o l'hanno intortato. Altro non può essere.

Perché supera financo il tafazzismo della sinistra la sventuratissima (per lui) idea di candidare l'avvocatessa Giulia Bongiorno capolista di questo nuovo Carroccio nazionale in più circoscrizioni al centro-sud. Capolista nel proporzionale, si badi, perché in un qualsiasi collegio maggioritario il sostegno degli alleati sarebbe stato davvero incerto se non nullo.

È una decisione che ha regalato a Salvini alcune pagine di commenti, ma che non gli porterà un solo voto in più.

Tutto può infatti rappresentare l'avvocatessa, a cominciare da un certo 'glamour' e da quel mondo patinato fatto di "noti per essere noti", tranne che la destra politica, i suoi valori, le sue radici che pure vivono ancora.

E perciò se l'idea è stata quella di recuperare alla Lega quel bacino di consensi che al centro-sud staziona nel limbo dell'astensione o che è felicemente trasmigrato sotto le insegne grilline, il calcolo si rivelerà errato. Illusorio. Chi è di destra non voterà per Salvini perché ha tirato fuori dal cilindro la Bongiorno così come non votò l'avvocatessa quando 5 anni fa si presentò - mediaticamente strombazzatissima - candidata presidente della regione Lazio proprio contro quel centrodestra tramortito dal "tradimento" finiano o quando in contemporanea tento', addirittura con la 'Scelta Civica' di Mario Monti (quindi con la Fornero, caro Salvini), di entrare a Palazzo Madama: doppia candidatura per doppio flop.

Fatto che avrebbe dovuto far scattare un minimo di allarme nella testa del Matteo leghista.

Da qualsiasi lato la si guardi, questa decisione sembra quindi un classico investimento a perdere, un autogol, una roba insomma che un leader che dichiara di essere addirittura in corsa per la guida della Nazione non avrebbe mai potuto prendere in considerazione.

Per questo il dubbio persiste. E riporta dritti all'ipotesi di "intortamento" che non è ancora circonvenzione di incapace, ma che pure un po' s'avvicina. Se, del resto, Salvini avesse voluto blandire, solleticare la base che fu di Alleanza Nazionale avrebbe avuto ben altri da indicare, da lanciare e da candidare. A cominciare dai tanti che da destra a lui si sono già avvicinati.

Così, alla fine, avrà invece solo una possibilità in meno. E perciò darà una possibilità in più a Beppe Grillo e a Giorgia Meloni. Un capolavoro.

 

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