Il mediatore familiare non è il coordinatore genitoriale, chiaro?


Nasce, come ossevato dagli operatori sociali e giuridici, a seguito del fallimento della mediazione familiare nei casi di elevata conflittualità


di Teresa Lesti
Categoria: RiMediamo
18/01/2018 alle ore 19:42

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È giusto delegare ad un professionista la “cura” dei propri figli? Oggi torniamo a parlare della figura del coordinatore genitoriale perché stanno aumentando i corsi di formazione e gli invii a questo tipo di professionista.

A chi serve davvero il coordinatore genitoriale: alle famiglie o ad un sistema che non riesce a favorire risposte più adeguate se non quella di delegare la responsabilità genitoriale ad un professionista che si vada a sostituire ai genitori nella “cura” dei propri bambini?!

Ho già scritto un articolo su questo argomento ma intendo tornarci con uno sguardo diverso: quello della “cura”, appunto!

La “cura” di un sistema per i genitori che dovrebbero continuare a “prendersi cura” dei loro figli anche dopo la separazione.

Il coordinatore genitoriale nasce, come chiarito più volte dagli operatori sociali e giuridici del settore a seguito del fallimento della mediazione familiare nei casi di elevata conflittualità. Che significa esattamente questo, per chi legge e non è un addetto ai lavori?

La risposta è semplice: il mediatore aiuta i genitori a prendere decisioni, il coordinatore si sostituisce a loro perché litigano troppo!

Noi mediatori familiari siamo tenuti alla riservatezza rispetto a quanto avvenuto nello spazio di lavoro con la coppia e non possiamo, nel rispetto del nostro codice deontologico, preparare, firmare o consegnare relazioni a terzi su quanto avvenuto nella stanza di mediazione, tanto meno possiamo decidere sulle questioni dei minori sostituendoci ai loro genitori! Il coordinatore genitoriale probabilmente, invece, lo potrà fare se, i genitori, troppo impegnati a litigare, non avranno tempo di prendersi “cura” dei propri figli!

“Cura”…una parola meravigliosa ma di difficile attuazione quando gli adulti hanno più “cura” nel contendersi i soldi ed i figli piuttosto che prendersi “cura di loro”. Questa situazione è indubbiamente realistica e ai limiti del grottesco, ma il modo per fronteggiarla è davvero quello di nominare un professionista che avalli la deresponsabilizzazione dei genitori, permettendo loro di continuare a fare gli adolescenti, a colpi di ricatti e capricci?!

Non credo, ma questo è solo il mio pensiero, maturato con l’esperienza di genitori che, anche se soffocati all’inizio da una escalation conflittuale distruttiva, alla fine, con un percorso di maturazione relazionale e genitoriale sono arrivati a riappropriarsi del loro ruolo e a “salvare “ i loro figli. Solo la cura condivisa infatti può preservare il minore da una alienazione parentale per lui molto pregiudizievole.

Eppure, la società sceglie di rispondere a questa gravissima forma di immaturità e di irresponsabilità dei genitori offrendo loro una figura che li aiuta in questo processo, sgravandoli anche delle decisioni ordinarie e straordinarie scomode per loro perché condivise!

Del resto, al minore non basta sperimentare quotidianamente la fragilità dei suoi punti di riferimento, con cui dovrebbe invece imparare a confrontarsi, serve anche il marchio della società con una etichetta “genitore difettoso” perché conflittuale e quindi rimpiazzabile!

Ma forse, mi chiedo e vi chiedo, in una società sociale e giuridica evoluta quale dovrebbe essere la nostra, non sarebbe più opportuno, nell’interesse esclusivo delle famiglie e dei minori, - chiaramente non di altri- incanalare i genitori in un percorso in cui devono obbligatoriamente dialogare con l’altro per il benessere dei figli, come quello della mediazione familiare, senza deleghe o sconti sul loro dovere di continuare a fare insieme i genitori?

Non sarebbe più dignitoso per l’intero sistema riconoscere loro una competenza esclusiva condivisa sui propri figli, salvo che la legge non disponga diversamente e solo in caso di reale pregiudizio per i minori stessi?!?

È giusto squalificare i genitori agli occhi dei propri figli? Forse, solo se strettamente necessario, su prescrizione dell’organo competente e dopo il fallimento di ogni altra adeguata terapia di recupero. Abbiamo, a tal fine, delle figure ad hoc deputate come assistenti sociali e Tribunale per i Minorenni. Serve anche il coordinatore genitoriale?

Non accettiamo o costruiamo un sistema che deleghi la responsabilità genitoriale, ma piuttosto contribuiamo a costruire una rete di recupero del ruolo e delle capacità dei genitori, perché i figli non hanno bisogno di decisioni veloci e indolore, ma dei loro genitori che, nonostante il conflitto, non smettono mai di essere tali!

 

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