Gli elicotteri che nessuno chiamò - L'allarme a Roma solo il giorno dopo


Avrebbero potuto facilitare le operazioni di soccorso a Rigopiano, forse salvare qualche vita, sicuramente evitare le complicazioni riportate dai feriti


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
13/01/2018 alle ore 14:00

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Gli elicotteri dell’esercito con dotazioni anti-ghiaccio e in grado di volare con qualsiasi condizione atmosferica, avrebbero potuto facilitare le operazioni di soccorso a Rigopiano, forse salvare qualche vita, sicuramente evitare le complicazioni riportate dai feriti.

Ma i vigili del fuoco di Roma vengono a sapere della tragedia solo il giorno dopo, il 19 gennaio 2017. Lo rivela l’inchiesta giornalistica di Ezio Cerasi andata in onda ieri mattina a Buongiorno regione e ripresa da tutti i media nazionali.

Nel Mattinale del 18 gennaio 2017 della Sala operativa Nazionale dei Vigili del fuoco la parola Rigopiano non c’è, solo il giorno dopo c’è traccia del protocollo di emergenza”.

Lo afferma Costantino Saporito, segretario nazionale Usb-Vigili del fuoco. Per Saporito “la comunicazione da parte della gestione del Ccs della Prefettura di Pescara non ha funzionato così come non ha funzionato la valutazione del rischio iniziale. Il fattore tempo è vitale perché per un soccorritore la differenza tra un minuto e un’ora è tanta”.

Sempre Saporito ha rimarcato che l’ intervento di elicotteri speciali dell’Aeronautica militare o dell’Esercito cosiddetti “ogni tempo “, forse avrebbero potuto anticipare di diverse ore l’arrivo delle squadre di soccorso a Rigopiano.

Chi avrebbe dovuto richiedere gli elicotteri, chiede Cerasi. Il Centro dei soccorsi, naturalmente.

“Il Prefetto, ovvero il Centro Coordinamento soccorsi avrebbe dovuto richiedere a Roma un elicottero”, sottolinea il vigile del fuoco, che aggiunge: “La Protezione Civile è una macchina complessa che utilizza tutti i corpi dello Stato, le migliori eccellenze, ma non funziona quando a prevalere sono gli orticelli e gli antagonismi”.

L’ex Prefetto di Pescara, Francesco Provolo, figura tra gli indagati dell’inchiesta della procura che tra l’altro ha ipotizzato ritardi nell’apertura del Ccs attivato solo la mattina del 18 gennaio nonostante l’emergenza neve che da da alcuni giorni aveva paralizzato la viabilità di diversi comuni montani della provincia compresa la zona dell’hotel Rigopiano.

Ma ci fu un elicottero che parti’ alla volta di Rigopiano. Era un HH139 della Guardia Costiera di Pescara e la richiesta che non fu certo ufficiale, arrivò dal rappresentante del 118 che allarmato dalle voci che si stavano diffondendo su Rigopiano, chiese aiuto al comando della Direzione Marittima.

Un equipaggio già in volo per l’emergenza neve in provincia di Pescara cambio’ direzione ma non riuscì a raggiungere Rigopiano a causa del ghiaccio che si formò anche sul parabrezza. Un inconveniente che non capita a determinati elicotteri dell’esercito.

“Gli HH 139 in dotazione alle forze armate non dispongono del “Fips” ( Full ice protection system) la protezione totale antighiaccio che protegge dalla maggiore insidia per un elicottero”, afferma Luigi Turchetti, ex pilota istruttore dell’Esercito ed ex comandante della task force elicotteri della missione Unifil in Libano.

“Gli NH 90 dell’Esercito e della Marina Militare e gli HH 101 Caesar del 15° Stormo dell’aeronautica Militare – “Search and Rescue – sono invece dotati del sistema Fips che fornisce la protezione totale dal ghiaccio, la maggiore insidia per un elicottero. Tra i documenti evidenziati anche un atto della Commissione Difesa della Camera dei Deputati che nel 2008 autorizzò l’acquisto dei Caesar, sottolineando soprattutto la “capacità di operare con temperature polari fino a 45 gradi sotto lo zero”.

L’HH 101 “arriverà dove gli altri non potranno arrivare”, disse nel 2016 in un’intervista alla Rai rispolverata dall’inchiesta, l’ex capo di stato Maggiore dell’Aeronautica, Pasquale Preziosa, quando entrò in servizio il Caesar nella base di Cervia, a poco più di un’ora di volo da Rigopiano. Il 15° Stormo dell’Aeronautica militare svolge attività di ricerca e soccorso 24 ore su 24 con equipaggi altamente specializzati e in grado di entrare in azione anche in 30 minuti dalla richiesta di soccorso

Ma nessuno, quel maledetto 18 gennaio, pensò di avvertire Roma, nessuno prese in seria considerazione la tragedia di Rigopiano. Fino al giorno dopo, quando ormai era troppo tardi.

Il Dipartimento nazionale dei vigili del fuoco ha poi precisato che la “la slavina si è verificata alle 16.40, quando invece la valanga di neve si è abbattuta sull’albergo alle 17.00”, scatenando un mare di polemiche. In pratica, il Dipartimento si è giustificato sostenendo che la tragedia di Rigopiano non compare nel mattinale del 18 gennaio perché si è verificato nel pomeriggio.

Per questo sarebbe regolarmente riportato nel mattinale del 19. Ma questa affermazione ha sollecitato la replica dell’Unione sindacale di base dei vigili: “Sembra non sapere il Dipartimento – puntualizzano – che il mattinale viene aperto alle 6.30 del mattino e chiuso alle 6.30 del giorno dopo, quando ne viene aperto un altro. Si registrano cioè le operazioni in corso in tempo reale. E quella di Rigopiano evidentemente il 18 non risulta.
 Si ricorda che la prima chiamata di soccorso, non creduta, è avvenuta subito dopo la valanga. Mentre la macchina del soccorso è partita alle 19.00 dopo ulteriori chiamate. Quindi i soccorsi da terra si sono trovati davanti a un muro di neve affrontato con una motrice che viaggia a 400 metri l’ora dovendo percorrere 11 chilometri. 
Invece di avventurarsi in affermazioni scivolose, il Dipartimento farebbe bene a registrare con soddisfazione come Saporito abbia sottolineato l’eccezionalità del lavoro dei vigili del fuoco impegnati, invocando invece maggior coordinamento e la presenza nelle varie sale di protezione civile e prefetture di personale in grado di valutare il rischio in tempo reale, anziché pensare sciaguratamente a scherzi telefonici o eccessi di allarmismo”.

 

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