Sfumature e coraggio: perché è fuori dagli schemi l'omaggio al Cerasuolo


Il rosato non è come molti credono una miscela di vini, ma è normalmente prodotto da uve a bacca nera che vengono vinificate come bianche


di Samuela Palatini
Categoria: Avvinato
05/01/2018 alle ore 11:06



Tra i propositi presenti ad ogni inizio anno, ce n'è uno imprescindibile, a cui cerco di tenere sempre fede e che tuttavia ogni anno è in cima alla lista: vivere con coraggio. Sia chiaro da non intendersi nell'accezione epica del termine, quanto piuttosto con l'intenzione di mantenere sempre viva la voglia di sperimentare, di andare oltre, contraddicendo i preconcetti e i pregiudizi su cose o persone. Ovviamente la stessa cosa capita col vino.

Quindi solitamente concedo appelli e contrappelli a bottiglie o vitigni che dapprima non mi hanno entusiasmato, perché anche col vino funziona come capita con le canzoni, a volte è necessario un secondo ascolto o assaggio. Negli anni ho imparato a non essere draconiana, ad ammettere anche le sfumature e i colori non netti, ho imparato insomma a conoscere ed apprezzare anche i rosati.

Sebbene sia cosa abbastanza nota, va detto che il rosato non è come molti credono una miscela di vini, ma è normalmente prodotto da uve a bacca nera che vengono vinificate come bianche (con una breve macerazione delle vinacce con il mosto), oppure fatto da uve poco pigmentate, o ancora da uvaggio misto. In Abruzzo dalle potenti uve del Montepulciano, si produce un vino che ha una denominazione che lo distingue da ogni altro rosato italiano, la nostra è infatti la terra del Cerasuolo d'Abruzzo.

Stavolta il vino ha nella luce cristallina, una forza animata che riflette toni chiaramente rosati, i profumi sono freschi di frutta rossa non troppo matura (fragola e ciliegia) e di rose fiorite. Al gusto il risulta saldamente in equilibrio tra le note calde e l'acidità, rendendo pregevole il sorso. È morbido, suadente e deciso, esattamente come la terra dei dolci crinali abruzzesi.

L'azienda che lo produce è localizzata nel teramano, nella zona collinare che si approssima ai Monti della Laga e il terreno, che in questo caso è coltivato con metodo Biologico, esprime la morbida natura dell'argilla. L'ho bevuto durante un aperitivo accompagnandolo a prodotti tipici, quindi in perfetto accordo con salumi spalmabili, prosciutto nostrano, pane integrale da grani antichi e ai formaggi non troppo stagionati.

Il vino è Cerasuolo Bio 2016 di Strappelli, l'azienda è localizzata a Torano Nuovo (TE), territorio fortemente vocato alla viticoltura, incastonato a cavallo tra la provincia di Teramo e quella di Ascoli Piceno, questo lembo di terra beneficia di costanti brezze che profumano i vini, temperature che di notte diminuiscono sensibilmente e si alternano al sole che generosamente splende in estate.

Nel raccontare di questa bottiglia, penso a tutte le volte che ho avuto posizioni eccessivamente nette, che ho concepito solo il bianco o nero (in questo caso rosso). Nel variegato spettro di colori che distanzia le due posizioni, esistono sfumature altrettanto emozionanti, percorsi che vale la pena intraprendere, per i quali occorre necessariamente il coraggio di pensarsi fuori dalle logiche che abitualmente ci muovono, perché altrimenti rischiamo mancare e negare al nostro vissuto un'esperienza.

Hemingway diceva che “c'è più filosofia in una bottiglia di vino, che in tutti i libri del mondo” , aveva inesorabilmente ragione.

 

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