È il tarlo della presunzione che sta portando Matteo Renzi dritto alla sconfitta


Altra spiegazione non c'è, se si vuol escludere una possibile propensione al suicidio politico


di l'innocente
Categoria: CapoVerso (rubrica innocente)
22/12/2017 alle ore 14:39

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Si chiama presunzione. E più che un sostantivo è un tarlo malefico. Un insetto che corrode intelligenza, capacità di decidere e fiducia. E che, nello specifico, sta portando all'eclissi Matteo Renzi e il suo gruppo di ganzi rottamatori. Altra spiegazione non c'è, se si vuol escludere una possibile propensione al suicidio politico.

Solo il tarlo della presunzione e, perciò, la sottovalutazione dei rischi ha potuto infatti convincere il rottamatore venuto da Rignano sull'Arno - e che per un paio d'anni ha creduto di avere l'Italia in pugno - a imboccare la strada senza uscita di un Referendum istituzionale prima e di una Commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema bancario poi.

Due decisioni che Renzi si sarebbe potuto facilmente risparmiare e che invece ne stanno decretando - quasi come logico contrappasso - la precoce irrilevanza politica.

Azionare la leva del referendum costituzionale per ottenere, in realtà, un plebiscito di fatto a favore del suo operato e con, in più, il dichiarato intento di far piazza pulita di ogni opposizione interna ed esterna, ha spaventato prima e coalizzato poi, tutto ciò che coalizzabile non era, producendo la sonora sconfitta del 4 dicembre 2016 che lo costrinse a lasciare Palazzo Chigi.

Lezione durissima e, però, non ben compresa. Se è vero che con la medesima tigna ha imposto il varo, a tutti i costi, di una commissione parlamentare sulle banche con l'intento, addirittura dichiarato, di dare una sberla a Bankitalia e al Governatore Ignazio Visco che, nel mentre, il fido Gentiloni gli aveva confermato sotto il naso.

Commissione che lui avrebbe voluto usare come clava di propaganda e che, invece, sta dissipando - audizione dopo audizione - gli scampoli di fiducia di cui ancora il renzismo gode nel Paese. Perché, con migliaia di risparmiatori truffati e molto incazzati, con milioni di cittadini che non hanno più alcuna fiducia nel sistema bancario, scoprire che l'unico interesse della signorina Maria Elena, del caro Matteo e di altri stretti collaboratori (leggi Carrai) era di cercare il modo di salvaguardare la Banca di cui papà Boschi era vicepresidente, è stata una mazzata mediatica devastante.

Mazzata che difficilmente potrà essere sottaciuta o dimenticata da qui a marzo.

Eppure, sarebbe bastato riflettere, discutere, ragionare per non toppare così clamorosamente. Ma bisognava mettergli la museruola a quel sostantivo. Che poi è un dannato insetto roditore. Mannaggia al tarlo, mannaggia.

 

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