Jihadisti al volante di suv (e tir) e catalani al voto: dove sbagliano media e intellighenzie?


Qui non ci sono depressi o schizofrenici in fuga da qualche ospedale psichiatrico che ammazzano a caso nei cinque continenti. Ma una battaglia precisa


di Francesco De Palo
Categoria: Francesco De Palo
22/12/2017 alle ore 10:20

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Ha scritto Sant'Agostino che “le parole insegnano, gli esempi trascinano. Solo i fatti danno credibilità alle parole”. Assistere, non solo a fake news, ma a travisamenti di fatti reali che si stanno verificando contemporaneamente in questo ultimo scorcio di anno fa venire alla mente il rapporto delle intellighenzie e dei media con la quotidianità che va raccontata (tutta), prima che essere interpretata.

Un cane sciolto, non legato a gruppi specifici, affetto da problemi psichici. Sembra un macabro ritornello e invece è ciò che sempre più spesso scrivono i titoli di news e siti quando un jihadista ammazza qualcuno nel mondo gridando “Allah Akbar”. Suv, tir o camioncino poco cambia in questa storia: ciò che va registrato al più presto si trova alla voce media e sicurezza.

Non è tollerabile, per il rispetto che si deve a morti e feriti, che si continui con questa melina appiccicosa e fuorviante: qui non ci sono depressi o schizofrenici in fuga da qualche ospedale psichiatrico che ammazzano a caso nei cinque continenti. Ma una battaglia precisa, condotta contro un obiettivo. I risultati anti Isis in Siria e Iraq sono stati raccontati con poca enfasi, ma hanno e avranno un preciso peso specifico. Gli errori che l'Isis stesso ha commesso a quelle latitudini, come le mancate alleanze tra fazioni, la cocciutaggine nell'avere tutti contro e la sopravvalutazione delle proprie forze anche in Libia, è costata loro uomini e territori.

Ciò che sta accadendo in Europa e nel mondo, come a Melbourne ma senza dimenticare le ferite europee che partono da Bruxelles, la cui periferia è in uno stato vergognoso, non può essere derubricato a incidente di percorso o all'azione di un pazzo. Lo dimostra il copioso sequestro di pastiglie Tramadol, la droga dei jihadisti, nei porti di Pireo in Grecia e a Gioia Tauro.

Significa che di cani sciolti non ce ne sono affatto, mentre tv e giornali continuano a propinarli: qui c'è una regia, ci sono le varie criminalità che si sono buttate a capofitto su questo business (come su quello dei migranti), ci sono le navi, gli armatori e i mancati controlli, ci sono le cellule per i passaporti. Ci sono le staffette e i pali che contribuiscono agli zaini bomba, agli attacchi col machete, ai viaggi da un continente all'altro e finanche nello stesso continente, come dimostrano le falle della sicurezza in Belgio, Inghilterra e Francia.

Come è possibile che all'esterno del Parlamento inglese le guardie non fossero armate? Come è possibile che Bruxelles e le sue periferie siano diventate terra di nessuno senza controllo e presidio del territorio da parte delle forze dell'ordine? Come è possibile che la perfetta Germania si sia fatta fregare da chi, proprio nei giorni di festa, con barba lunga e occhi neri, noleggi un tir senza sollevare il minimo sospetto?

E'il raccontro che è di nuovo entrato in crisi, nonostante i social, la gente inebetita che attraversa la strada con lo smartphone in mano filmando tutti gli aliti di vento. E'come le urne spagnole: ma come, non siamo noi i campioni della democrazia, del rispetto della volontà popolare, del consenso, della libertà del singolo individuo e dei suoi gusti sessuali, religiosi e enogastronomici? E allora che i media rispettino il cittadino e i suoi desiderata. Sempre e non solo quando fa comodo.

 

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