Quel tempo silenzioso di un bicchiere di vino


Oggi un rosso di "razza", con una precisa identità al quale il tempo non fa paura, anzi diventa forse un nobile alleato


di Samuela Palatini
Categoria: Avvinato
08/12/2017 alle ore 17:49

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Non so se capiti a tutti, ma certamente a me capita d'essere vittima dei miei pregiudizi. Tuttavia, ora che sono adulta e una discreta conoscitrice dei limiti della natura umana, cerco di combattere questo difetto evitando dove posso e come posso di cadere in trappola.

Questa premessa per dire che il vino di cui vi racconterò oggi aveva nella mia mente un disegno ben preciso, che però è stato non dico stravolto, ma certamente cambiato. Il bello del vino è proprio questo, che può stupirti sempre, perché nel suo avere una vita, con un cuore e un'anima, è oggetto di mutazioni, che sono a loro volta figlie di molti elementi ma soprattutto della vinificazione, arte alchemica e segreta di ciascun vignaiolo.

 

Affiancherei, a questo vino, un elemento importante del nostro vivere, elemento che può in questo caso aiutare a comprendere: il silenzio. Nel periodo dell'anno in cui si tracciano i bilanci e si delineano i propositi, bisognerebbe affidarsi al silenzio, ascoltarsi intimamente, cercando se possibile, di concedersi un condono delle proprie brutture, affinché trovino sollievo e ritrovino la forza di fiorire, come fanno i rami degli alberi d'inverno, nel apparente tristezza puntano al cielo senza foglie ma conservano le gemme, custodiscono quindi una rinascita.

 

Concediamoci allora “il tempo e il giusto silenzio” in questi giorni di luci scintillanti e chiassosi auguri, regaliamoci un momento per riflettere e bere un buon calice, e magari facciamolo con un vino così.

Il colore è un rosso rubino con lievissime sfumature granato, la consistenza è buona, ma è al naso che sorprende, perché diverso da ogni altro vino del medesimo vitigno (trattasi di Montepulciano d'Abruzzo). A sorprendere sono infatti i profumi speziati che intensamente si muovono dal calice. Si esprime con una certa potenza il pepe nero, che qualche minuto dopo sembra addolcirsi nella cannella e virare sul finale in una vaniglia sovrapposta al profumo di prugna matura.

I tannini si esprimono ancora con una certa vivacità, nonostante non sia un vino giovane, il corpo del vino è di quelli importanti, condizione abbastanza diffusa per vini come questo. Insomma, è un rosso di “razza”, con una precisa identità al quale il tempo non fa paura, ma anzi, diventa forse un nobile alleato.

 

Ho bevuto questo vino accompagnandolo con un tipico piatto della tradizione invernale abruzzese, salsicce sulla brace e verze in padella. Faccio fatica a pensare qualcosa che possa calzare meglio di questo piatto. I sapori della carne alla brace con l'aromaticità del vino, la dolcezza della verdura a levigare i tannini insomma... un gran piacere.

Il vino che vi ho raccontato, sperando di aver incuriosito quanti non lo conoscono già, è Le Vigne di Faraone, Montepulciano d'Abruzzo vendemmia 2013. I tannini ancora parecchio vivaci, così come la complessità aromatica, sono frutto di una vinificazione in acciaio e poi grandi botti in legno per 24 mesi.

L'azienda è a Giulianova (TE), la vigna con i suoi 8 ettari nelle dolci colline del teramano a pochissimi chilometri di distanza. Faraone è una delle tante realtà abruzzesi in cui fare vino è una questione di famiglia e, in quanto tale, un principio vitale.

Per questo nel passaggio di mano della bottiglia a me, ho letto un gesto di fiducia, un atto di volontà come se si fosse trasferito ad un altro un “prezioso” di famiglia, e forse davvero così è stato.

 

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