"iPerché" di Impaginato, risponde Menia: "Ecco come saremo sovranisti intelligenti"


Lo storico esponente di destra analizza il percorso che con Alemanno, Scopelliti e Storace, porta a sostenere Salvini Premier



Quando Alleanza Nazionale fu sciolta nel mare magnum del Pdl lo fecero intervenire, alla Fiera di Roma, a notte fonda. Troppo scomode per quell'era geologica “iper maggioritaria” le sue tesi relative all'appartenenza, alla comunità ideale e valoriale, e ad una strada che lo ha visto sempre a destra.

Roberto Menia, già Sottosegretario all'Ambiente, tra le altre cose, ha legato il suo nome alla legge che ricorda le foibe, tragedia giuliano-dalmata-istriana per troppi anni sotterrata dalla sinistra e dai filo titini. Oggi, assieme a Gianni Alemanno, Peppe Scopelliti, Mimmo Nania e Francesco Storace anima il Movimento Nazionale per la Sovranità (in attesa dell'assemblea di Napoli del 7 dicembre) che ha deciso di sostenere Salvini Premier.

Cosa succede alla destra italiana dopo la scomposizione di An?

Sono stato uno di quegli illusi che pensava fosse possibile una ricomposizione. Inutile, adesso, attardarsi su questa ipotesi. Chi aveva in mano il pallino per farlo era Giorgia Meloni, ma anche con il congresso di Trieste ha dimostrato di non volerlo fare.

Perché cassare il simbolo di An?

E'stato un congresso in cui si è promesso tanto: le aperture, una costituente della destra, i leader europei in campo e alla fine è stato tutto il contrario. Nulla di tutto ciò: la notizia è stata solo l'arrivo della Santanché, ponendo veti a tutti gli altri.

Come mai a destra, che è la sua casa, le porte sono chiuse? Rancori personali, strategie strumentali o cosa?

La Meloni a Trieste ha detto che era necessario tagliare il simbolo di An, che prima si era presa autonomamente. Non dimentichiamo che parliamo di un partito che portava a casa il 15%, grazie al quale lei stessa è arrivata dove è arrivata. Cassare quella storia è come rinnegare se stessi e un mondo intero. Per questa ragione penso che adesso ci sia un “liberi tutti” e ognuno guardi dove ritiene di guardare.

Il dialogo, quindi è con Salvini? Su quali basi?

La nostra esperienza cerca di interpretare in maniera intelligente le tesi sovraniste che vanno per la maggiore in tutti i movimenti di destra europei, a fronte di un fallimento tangibile dell'Unione. E lo dico da europeista convinto, che però ha capito come un modello abbia esaurito ormai la propria spinta propulsiva dei padri fondatori.

Quindi nel derby di centrodestra tra Berlusconi e Salvini voi scegliete il secondo? Perché?

Il primo manifesta un ennesimo ritorno, 20 anni dopo, senza cambiare cliché. Il secondo invece ha avuto il coraggio di chiudere con la fase nordista della Lega, immaginandone una proiezione nazionale sovranista. Questa credo sia la scelta di destra da fare oggi per il bene dell'Italia e degli italiani che non vogliono essere sorpassati da politiche fallimentari come lo ius soli o la maternità surrogata, dalla Legge Fornero o dalla pensione a 67 anni, dalla motiplicazione dei balzelli per via di regioni non autosufficienti o dall'importazione di grano al glifosato dall'Australia.

Il Giornale ha scritto di una lite Salvini-Meloni sugli ex colonnelli: per quale ragione?

Devo dire che con Giorgia abbiamo avuto uno scambio di sms e mi ha confermato di non aver detto su di me ciò che ho letto in quell'articolo. E non ho motivo di non crederle. Per cui ritengo che quel pezzo sia una cosa “cucinata in salsa Giornale”. Penso che nel momento in cui un pacchetto di voti di destra in uscita, anziché scegliere Forza Italia vanno da Salvini, posso anche capire che da quel Giornale escano poi simili notizie.

Cosa vuol essere il Movimento Nazionale per la Sovranità?

Uno spazio aggregativo che aggiunge a destra e non toglie, che cementa e non che chiude le porte in faccia, che immagina l'Italia del 2030 e non che passa le settimane a giocare a risiko con cda o improbabili acquisti. Noi pensiamo che il made in Italy non sia da difendere ma da promuovere, perché è il vero petrolio italiano. Ma solo se agricoltura ed enogastronomia saranno messi nelle condizioni di giocare alla pari con gli altri, non chiudendo un occhio di fronte alle frodi da concorrenza sleale che la Cina ha praticato indisturbata.

Giorni fa il candidato in pectore per la regione Friuli, il leghista Fedriga, ha detto che a Trieste non si può non dialogare con Menia. Come mai la precisazione?

Per quell'endorsement ho ricevuto altri attacchi, ma non fa nulla. Credo che prima di accordi, tranelli o cambi in corsa la politica debba offrire coerenza. La mia storia è di destra e tale rimarrà. Il motivo? Non posso accettare che il mio Paese veda svendere i propri gioelli di famiglia sull'altare della globalizzazione, non posso accettare che la delocalizzazione faccia più danni occupazionali di una bomba atomica, non posso accettare che gli operai dell'Ilva si continuino ad ammalare anche per la gestione amichevole verso i Riva del comunista Vendola. Il patriottismo di oggi non è solo sventolare il tricolore il 2 giugno o quando gioca la Nazionale, ma disegnare politiche davvero per l'Italia. E non per chi la usa come un calzino e dopo la getta via.

 

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