Il dolore in mediazione: quel guanto bianco che diventa un dono


"Prepara" la mano del mediatore a toccare quella ferita a volte ancora aperta


di Teresa Lesti
Categoria: RiMediamo
01/12/2017 alle ore 08:18

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Il dolore nella stanza di mediazione risuona così forte a volte da lasciare anche noi mediatori impietriti sulla sedia. Almeno a me è capitato.

Questa sofferenza che le persone ci portano nel setting di lavoro per me è un “dono” che stanno condividendo con l’altro e con noi e di fronte al quale è doveroso un atteggiamento di delicatezza e profondo rispetto che a me piace raccontare con la metafora del guanto bianco.

Il guanto “prepara” la mano del mediatore a “toccare” quella ferita a volte ancora aperta. La ferita legata ad una lacerazione, ad una rottura, ad un tradimento di aspettative esistenziali importanti.

Il guanto è indice di preparazione, di cura, presuppone anche un giusto tempo: indossare il guanto simboleggia una distanza partecipata ed empatica per noi mediatori essenziale per lavorare con professionalità e deontologia.

Noi mediatori non mettiamo le mani nude nella vita degli altri, piuttosto indossiamo un guanto bianco per toccare con rispetto e delicatezza ciò che loro ci portano e su cui scelgono di lavorare con noi.

Il guanto bianco per me simboleggia il lavoro del mediatore: la sua preparazione, la sua delicatezza, la sua empatia che non è mai identificazione, sostituzione o proiezione con le persone nella stanza.

Noi siamo con loro, lavoriamo insieme a loro e tifiamo per loro e per i loro bambini, ma non siamo loro non ci identifichiamo con la loro vita e con la loro storia personale e familiare. Ecco perché mi piace l’immagine del guanto. Un guanto Bianco! La scelta del colore porta con sé l’ideale di una pulizia e trasparenza che il mediatore cerca di operare prima di entrare nella stanza e durante tutto il percorso.

La vita è la loro, loro sono le scelte e le decisioni di riorganizzazione relazionale e pratica di cui sono i protagonisti; è loro l’immenso dolore per un passato spesso ancora presente e la fatica nel saperci stare dentro nella speranza di andare oltre.

Noi “sentiamo” tutto questo, lo rispecchiamo e aiutiamo le persone a “riconoscersi” reciprocamente su ciò che per loro è importante ma senza mai indirizzarli o interpretare.

Il pericolo è sempre dietro l’angolo; pericolo di lasciarsi agganciare, di identificarsi, di schierarsi, di sostituirsi, insomma di toglierci quei guanti: non lo dobbiamo mai fare.

La giusta distanza e la giusta professionalità si traducono nel rispetto profondo per il clima di quella stanza che stiamo abitando insieme alla coppia e in un loro accompagnamento consapevole in un percorso di riorganizzazione a volte più semplice a volte più complesso.

Guanto bianco significa cura: cura dei tempi, cura dei silenzi, cura dello spazio, cura del confine, cura dalle ingerenze esterne e rispetto assoluto per persone, per il loro dolore, per i loro vissuti e delle loro scelte come genitori.

 

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