I balconi crollati e la beffa


Quelli del progetto Case dell'Aquila, crollati in vari step mettendo a serio rischio la vita delle persone


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
23/11/2017 alle ore 07:58



Saranno tutti demoliti i balconi del progetto Case dell’Aquila, quelli che sono crollati in vari step mettendo a serio rischio la vita delle persone. E saranno demoliti a spese nostre, perché il Comune non intende rivalersi nei confronti delle imprese costruttrici, molte delle quali sono ormai fallite.

Il Comune ha pubblicato un bando per i lavori di demolizione dei balconi della tipologia “Wood beton” di Cese di Preturo, Sasso e Pagliare di Sassa e i termini scadranno alle ore 12 del 5 dicembre prossimo. Tempo massimo per l’esecuzione dei lavori 150 giorni per un totale di 287.584,88 euro più Iva e altri 49.519,70, di cui oneri per la sicurezza non soggetti a ribasso di 2 mila euro circa.

Finisce così una storia di vergogna e di sofferenza: molti abitanti del progetto Case dopo i primi crolli, sono stati costretti a vivere per mesi ingabbiati dentro le impalcature e con l’incubo che anche i solai potessero cedere. Un lungo tira e molla sulle responsabilità, sul deficit di manutenzione e poi finalmente l’avvio del processo, ora trasferito a Piacenza.

A chiedere il trasferimento del processo per incompetenza territoriale furono gli avvocati difensori di uno degli imputati, Giampaolo Paraboschi, direttore generale dell’azienda piacentina Safwood, ditta fornitrice del legno per la costruzione dei balconi crollati. La Safwood è stata dichiarata fallita, l’amministratore è finito sotto processo per bancarotta e in quest’ultima sarebbe confluito anche il profitto della presunta truffa.

Considerando dunque che i maggiori reati del complesso procedimento – truffa aggravata e frode nelle pubbliche forniture – secondo gli inquirenti sarebbero stati commessi a Piacenza, il giudice per le indagini preliminari ne dispose lì il trasferimento. Le 19 aree del Progetto Case furono costruite dal governo Berlusconi tra la fine del 2009 e la prima metà del 2010 per fronteggiare parte del fabbisogno abitativo in seguito al terremoto del 6 aprile 2009 e costarono un miliardo di euro con un costo di costruzione a metro quadro pari a quello di una casa vera.

 

ps: E adesso la beffa: la demolizione di quei balconi la pagheremo noi, di tasca nostra.

 

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