In pensione a 67 anni, cosa c'è dietro lo strappo "elettorale" della Camusso


Il deputato abruzzese Mdp commenta il no della Cgil al pacchetto previdenza proposto dal Governo


di Silvia Grandoni
Categoria: ABRUZZO
23/11/2017 alle ore 13:49

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Sindacati ancora divisi dopo la proposta di Gentiloni sul tema pensioni. Il governo convince Cisl e Uil, ma non il sindacato di Susanna Camusso, che annuncia la mobilitazione per il due dicembre.

Il pacchetto sulla previdenza, rifiutato per la quarta volta dalla Cgil, presenta aperture su aspetti non presenti nel testo già trattato il 18 novembre. La proposta governativa che dovrebbe poi essere tradotta in un emendamento al disegno di legge di Bilancio, porta l’età di uscita a 67 anni per tutti a partire dal 2019, cinque mesi in più di oggi. 15 le categorie di “lavori gravosi” da esentare dall'aumento dei requisiti per la pensione. Una platea di quasi 20 mila persone, tra lavoratori siderurgici "di prima fusione", infermieri, edili, maestre d’asilo, operai e altre ancora. Il pacchetto del governo vale 300 milioni di euro. Si parte con 100 milioni nel 2019, per poi salire.

Il governo, inoltre, si è impegnato nella revisione del meccanismo di adeguamento dell'età pensionabile alla speranza di vita: non più scalini da cinque mesi, ma da tre. Non solo. L’ultima offerta punta ad allargare il bacino dei lavoratori che nel 2018 potranno andare in pensione in anticipo con l’Ape sociale alle 15 categorie di lavori gravosi.

 

LA VERSIONE DI MELILLA

“La Cgil non poteva dare una risposta differente al governo – afferma il deputato abruzzese Mdp Gianni Melilla- perchè le risorse che sono state impegnate sono assolutamente insufficienti per modificare un sistema pensionistico che sta producendo enormi distorsioni”.

La questione principale per l’onorevole è l'avvio di una radicale riforma delle legge Fornero, nonostante sia ben consapevole che il testo normativo fu approvato quasi all’unanimità dal parlamento: “le responsabilità delle gravi ripercussioni sulla vita e sulle aspettative dei lavoratori – ammette Melilla- sono da ricondurre tanto a destra quanto a sinistra”.

Esiste un asse politico che ha il lavoro al centro, si tratta della nuova alleanza tra Mdp e Si. Il tema del lavoro e delle pensioni, quindi, avvicina il sindacato rosso agli anti-renziani. Melilla, però, ritiene che non ci sia alcun “rapporto automatico tra lo strappo della Camusso e la frattura nelle trattative tra Pd e Mdp. Ci sono forti assonanze sul piano politico e culturale: chi pone i temi del lavoro e dell’uguaglianza sociale al centro delle proprie battaglie, non può che assistere sconsolato a quello che sta accadendo. I lavoratori – osserva - sono stati lasciati soli e con questi meccanismi automatici si rischia di arrivare all’età pensionabile a 70 anni. In questo modo si può distruggere qualunque vincolo sociale. Che società stiamo costruendo? Una sinistra che ha abbandonato la parte più debole della società è una sinistra che ha rinnegato le sue radici e – incalza- non è degna di quel nome”.

Il 2 dicembre, alla vigilia della convention di bersaniani e Sinistra Italiana, Cgil scenderà in piazza, ma la Camusso sottolinea che la Cgil non farà la sponda di alcun partito. “E’ giusto che il sindacato conservi un’autonomia dai governi, dai padroni e dai partiti – rimarca Melilla-. La Cgil ha fatto le sue scelte e io le condivido, ma queste non devono interferire con le decisioni della sinistra. Così come le scelte del partito non devono influire su quelle dei rappresentanti del lavoratori”.

“Mi auguro che il due dicembre siano i giovani i primi protagonisti del corteo – conclude-. Nella proposta della Cgil non si fa riferimento solo all’età pensionabile, ma anche alla pensione di garanzia per i giovani. Siamo consapevoli che intere generazioni andranno in pensione con poche centinaia di euro, è necessario intervenire quindi con meccanismi correttivi anche del sistema contributivo previsto dalla Fornero".

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