Il pudore di Paoletti aspettando di "digerire" il terremoto: così nasce il libro di poesie


Il poeta aquilano presenta nella sua città il suo libro intitolato "3 lettere, 32 poesie, 1 haiku" (3 e 32 come l'ora fatidica del terremoto)


di Redazione
Categoria: ABRUZZO
21/11/2017 alle ore 23:55



Ha preferito aspettare, mesi, anni. In attesa che si metabolizzasse il dolore di quella ferita. E poi ha dato alle stampe il suo libro intitolato "3 lettere, 32 poesie, 1 haiku" (3 e 32 come l'ora fatidica del terremoto). Paolo Paoletti, in vista della presentazione prevista il 29 novembre presso la libreria Polar Ville de L'Aquila, si racconta a ImpaginatoQuotidiano, spiegando direttrici di marcia del suo lavoro e motivazioni del suo impegno.

Perché il primo libro dopo più di 8 anni dal terremoto? “All'epoca non ho voluto speculare sulla disgrazia – sottolinea - . Non avrei avuto un'immediatezza di pubblicazione, anche se avessi voluto, però me la sarei potuta andare a cercare. Ho preferito aspettare, ho avuto una sorta di pudore, anche perché avevo bisogno di elaborare il trauma che il terremoto ha lasciato in me”.

Ma poesia e verità, ragiona, non si possono legare in un legame assuluto: “Posso parlare delle mie verità, le stesse che ho tentato di canalizzare con la poesia. Io viaggio su due binari paralleli, che a volte paradossalmente si incontrano: uno è quello della fantasia, della metafisica, del simbolismo, dell'astrattismo, di tutto ciò che è fiabesco, o trascendentale, mistico. Dall'altra parte sento anche emergere il bisogno di parlare di problemi concreti, cercando però di uscire dai cliché giornalistici e da quelli ideologizzati e ideologizzanti. Non è sempre possibile, ma questi binari ogni tanto li faccio incontrare”.

I sessantottini dicevano ingenuamente la fantasia al potere. “Io, ripeto, non voglio riprendere cliché di questo tipo, però la mia verità legata alla poesia è che tramite la fantasia si può stimolare una presa di consapevolezza rispetto ai problemi reali, in maniera più leggera rispetto all'approccio giornalistico, che certe volte è intimidatorio”.

La fantasia tuttavia non è un espediente per non affrontare i problemi reali, aggiunge, “dandoci, non noi poeti, ma tutti noi esseri umani, uno spazio maggiore per recepire le problematiche e tutto ciò che viviamo, andando oltre i confini dei 5 sensi”. Solo così “potremmo capire meglio la natura dei problemi e dei fenomeni e tentare di risolverli, dirlo è facile lo so, ma penso davvero non ci sia un confine netto tra trascendentale ed immanente, tra il reale e quello che viene definito oltre".

E mette l'accento sul fatto che la poesia è un trampolino di lancio per far diventare la fantasia realtà, laddove è salutare che la fantasia diventi realtà.

Nel primo anno dopo il terremoto sono usciti tutti i tipi di libri sull'argomento, di autori aquilani e non. “Il libro che ho pubblicato in realtà è l'estratto di una raccolta inedita composta da circa 200 poesie. Sono quelle che ho scritto a partire da due giorni dopo il 6 aprile 2009 fino a luglio di quell'anno, il trimestre successivo al terremoto in pratica. In questo periodo ho scritto tantissimo, poemetti, poesie, prose poetiche; ho concentrato un lavoro enorme per sfogarmi dallo shock del terremoto, è stata un'esperienza molto intensa, volevo trovare il modo di gestirla al meglio. In quei mesi sono stato sfollato, e infatti le poesie sono ispirate anche dal luogo che mi ha ospitato, che è Monte Conero, vicino ad Ancona. Il libro è anche un tributo a quel posto, che già conoscevo, ma che ho rivissuto con una maggiore intimità perché nella sfortuna del terremoto, ho avuto comunque la fortuna di poter essere accolto da un ambiente molto bello da un punto di vista naturalistico e a me familiare”.

Ma come nasce la sua passione per la poesia? “La mia passione per la poesia nasce dalla musica: ho iniziato nell'infanzia ad ascoltare heavy metal e ne ho colto, assieme all'aspetto musicale, anche l'aspetto lirico. Inoltre è stata stimolata dalla lettura della Divina Commedia che ho fatto prima del liceo, e da autori contemporanei italiani e stranieri, sia poetici che in prosa (Tiziano Sclavi, Allen Ginsberg per citarne alcuni). La prima volta che ho espresso qualcosa in poesia è stato durante un'ora di supplenza alle scuole medie, era il 1991, quando la professoressa ci propose di impiegare quell'ora cercando di creare una poesia. La supplente rimase positivamente impressionata da quello che scrissi e mi diede un input, mi disse: pensaci".

 

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