Trasparente sarà lei (non il Pd)


Le elezioni sono alle porte ma il Pd non pubblica i rendiconti finanziari e i contributi degli eletti p


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
07/06/2017 alle ore 08:41



E’ ancora in lavorazione: “Page not found”, ed è così da almeno tre mesi. Da quando Maperò scrisse che due consiglieri regionali non erano in regola coi versamenti al partito. Alla faccia della trasparenza: il Pd abruzzese non pubblica i rendiconti finanziari e i contributi degli eletti anche se il 9 marzo scorso, dopo la denuncia di Maperò, si affrettò a scrivere che no, era tutto in regola, altro che storie. E che avevano pagato tutti, anche quei due, Camillo D’Alessandro e Pierpaolo Pietrucci che sulla tabella pubblicata sulla pagina ufficiale del partito risultavano morosi, appunto. Salvo poi rimuovere la pagina perchè non se ne parlasse più.

Il fatto è che nel frattempo sono passati tre mesi, le elezioni sono alle porte e il regolamento finanziario del partito, all’articolo 7, comma sei, stabilisce che se non pagano, non possono essere candidati:

“E’ questa una delle condizioni necessarie per poter aspirare ad essere candidato in una delle prossime competizioni elettorali o designato in altri enti pubblici o privati e/o in organizzazioni di vario livello del partito”.

Insomma, è una cosa seria: l’impegno a versare i contributi fissati, stabilisce sempre il regolamento, deve essere assunto dai candidati a tutti i livelli, con la sottoscrizione di un impegno formale “avente valore legale”. Soldi che servono a sostenere le spese della campagna elettorale.
E in questi giorni, in cui si comincia a parlare di candidature, di collegi, questo a me quest’altro a te, di rendere pubblici e trasparenti i contributi dei singoli consiglieri e parlamentari non se ne parla proprio. Da tre mesi il Pd non ha avuto tempo di aggiornare la pagina relativa ai bilanci e alla rendicontazione.

Eppure, l’8 marzo scorso era scritto nero su bianco, bene evidente sulla tabella pubblicata sul sito del Pd abruzzese (che, poi si giustificò dicendo che non era stato aggiornato dal dicembre precedente): due consiglieri regionali, D’Alessandro e Pietrucci erano gli unici della pattuglia abruzzese a essere in debito col partito, nel 2016. Una dimenticanza, probabilmente, ma mai sanata, almeno ufficialmente. Il Pd si è dimenticato di pubblicare e di aggiornare la tabella, mettiamola così. Dal mese di aprile a settembre 2016, mancavano all’appello 4.650 euro, visto che il contributo mensile è di circa 775 euro, che è un granello rispetto allo stipendio dei consiglieri regionali di 6.600 euro lordi, cifra alla quale vanno aggiunti l’indennità di funzione e i rimborsi spese chilometrici che fanno lievitare la busta paga fino a 11.100 euro per i soldati semplici ai 13.800 di quelli con i gradi (capigruppo o presidenti di commissione).

Insomma, se D’Alfonso e Di Pangrazio incassano mediamente 13.800 euro ai quali si devono aggiungere altri 2.700 euro lordi di integrazione, rimborsi a parte, poco meno guadagnano Lolli (indennità di funzione 2.300 euro, come per Di Matteo, Gerosolimo, Paolucci, Pepe e Sclocco), che tutto sommato fa un totale di 13.400 euro al mese.
Paolo Gatti e Lucrezio Paolini, entrambi vice presidenti del Consiglio regionale prendono la stessa cifra. Da considerare che i presidenti incassano 1.800 euro in più di indennità di funzione, mentre vice e segretari prendono 800 euro. I capigruppo e segretari dell’ufficio di presidenti hanno diritto ad altri 1.800 euro mensili. Quindi considerando che i 31 consiglieri sono divisi in 11 gruppi consiliari dei quali cinque nella modalità “monogruppo” cioè composti da un solo consigliere che è capogruppo di se stesso, tutti i 31 godono dell’indennità di funzione.

Discorso a parte i 4.500 euro mensili di rimborso spese per chi vive a più di 100 chilometri dall’Aquila, che scendono a 4.100 euro per quelli che risiedono nel capoluogo. Ed è questa tra le vergogne, la più grande vergogna: chi abita all’Aquila oltre a uno stipendio non certo da fame, prende ben 4.100 euro solo di rimborso chilometrico forfettario.
E adesso, che di trasparenza ci sarebbe bisogno, non foss’altro perché lo esige il partito e perché così stabilisce il regolamento finanziario per le prossime elezioni, la pagina del Pd è ancora “in lavorazione” . Da tre mesi.


ps1: per la cronaca: finché le tabelle sono state pubbliche, risultava che avessero pagato regolarmente il presidente della Regione Luciano D’Alfonso (855 euro), Giovanni Lolli (845), Silvio Paolucci (820), Giuseppe Di Pangrazio (805), Donato Di Matteo (820), Alberto Balducci (690), Marinella Sclocco (805), Dino Pepe (815), Sandro Mariani (780), Luciano Monticelli (775).

ps2: bontà loro.