Chi ha spento le candeline per i 53 anni della Famiglia Abruzzese di Rosario


Parla Franco Santellocco Gargano, già presidente del Cram: si conferma la buona intuizione del ministro Tremaglia


di Redazione
Categoria: ABRUZZO
17/11/2017 alle ore 16:22

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53 anni e non sentirli, ma non solo. C'è stato tanto altro in occasione dell'assemblea del Cram (Consiglio Regionale degli Abruzzesi nel Mondo) svoltasi dal 10 al 12 novembre a Rosario, in Argentina. Presenti all’evento l’Assessore della Regione Abruzzo con delega all’Emigrazione, Donato Di Matteo, i consiglieri delle associazioni abruzzesi di tutto il mondo. Fra questi spicca il conte Franco Santellocco Gargano, già ai vertici del Cram e membro della Consulta degli Italiani all’Estero del Ctim (Comitato tricolore per gli italiani nel mondo).

“I lavori di Rosario hanno confermato, semmai ce ne fosse bisogno, la validità itinerante del Cram, per meglio conoscere le realtà locali dei nostri corregionali, il loro contesto, i loro successi, ma anche le difficoltà ed attese” racconta a ImpaginatoQuotidiano Santellocco.

Un soggiorno intenso ed “a tutto campo”: incontri istituzionali (dal nostro Consolato generale, alla Camera di Commercio, alla Dante Alighieri) con visita alla Municipalità di Rosario ed agli incontri con le autorità cittadine in cui si è potuto constatare l’importante lavoro che svolge quotidianamente il Comites con passione e dedizione, e il suo positivo collegamento con la rappresentanza del Cgie.

“Commovente il festeggiamento per il 53° anniversario della costituzione della Familia Abruzzese di Rosario, - aggiunge - che ha visto la partecipazione dei rappresentanti le associazioni abruzzesi dell’Argentina. L’Assessore Donato Di Matteo, presidente del Cram, ha condotto i lavori in modo costruttivo e conciliante, pur nelle grosse difficoltà di bilancio, pressoché nullo, assegnato al Cram stesso. Il messaggio del presidente è stato recepito dall’assemblea, i cui singoli componenti hanno in buona sostanza rinunciato al sostegno per le loro attività nei singoli Paesi di provenienza, e questo per favorire un concreto ed importante aiuto alla nostra emigrazione in Venezuela, carente perfino dei medicinali di base”.

Il Cram, pur carente di personale adeguato alle esigenze operative, sta svolgendo un encomiabile lavoro di “proiezione”: infatti sta sviluppando e perfezionando la precedente piattaforma web, per far incontrare le domande espresse dalle singole associazioni e quanto evidenziato nella piattaforma stessa.

“Certamente – sottolinea - obiettivo primario del Cram è quello di intervenire per le fasce deboli della nostra emigrazione (Venezuela un caso a sé); recuperare le antenne imprenditoriali costituite dalla nostra presenza all’estero, per attivare l’export dei nostri prodotti, ma anche far conoscere alle seconde e terze generazioni, che ormai vivono all’estero, quanto di bello offre la loro regione, la Regione Abruzzo”.

Naturalmente il Cram, per gli interventi urgenti, si è dotato di un consiglio direttivo costituito dai tre consiglieri regionali presenti per legge e dal presidente stesso. La criticità è rappresentata da una disponibilità di bilancio totalmente inadeguata.

Secondo Santellocco “l’on. Tremaglia, nella sua lungimirante visione dell’italianità all’estero, aveva percepito che le comunità nazionali, dopo cinquant’anni di colpevole silenzio della politica, stavano perdendo i collegamenti con la Madrepatria che, da parte sua, si limitava a qualche sporadica passerella di uomini di partito e di governo, interessati più alle ricadute elettorali nelle circoscrizioni di provenienza che alla sorte dei connazionali sparsi nel mondo”.

Per cui milioni di italiani attendevano che i loro diritti costituzionali fossero realizzati con soluzioni praticabili nelle nazioni di residenza con una visione non soltanto eurocentrica (chi non ricorda i treni elettorali organizzati dalla sinistra in Germania, Belgio e Svizzera), ma mondiale.

E comincia così la decennale battaglia per dare voce agli italiani nel mondo, in particolare a quelli più lontani, perché siano informati, perché partecipino, perché contribuiscano alla crescita culturale ed allo sviluppo economico dell’Italia.

“Con la sua tenacia e determinazione Tremaglia riuscì a realizzare una straordinaria e rarissima coesione parlamentare ed ottenere l’approvazione della ormai nota modifica costituzionale che sancisce finalmente la possibilità di votare in loco per corrispondenza. Non è una legge perfetta, come tutte le leggi di compromesso, è un inizio – rimarca Santellocco - Un inizio, lo ricordo, ma troppa gente, soprattutto nei partiti, l’ha considerata un punto di arrivo”.

Cominciava allora, invece, la parte più difficile. Dopo mezzo secolo di silenzio la politica avrebbe dovuto accogliere e far proprie le aspettative, le aspirazioni, le ansie delle comunità nazionali. Le forze politiche avrebbero dovuto informare, plasmare le coscienze, fornire un’immagine credibile dell’Italia, invitare alla partecipazione. Le rappresentanze diplomatiche avrebbero dovuto contribuire con determinazione ed entusiasmo a questo sforzo di unità delle comunità nazionali.

Secondo Santellocco non sempre questo risultato è stato ottenuto, “ma ricordo che il Risorgimento e l’Unità nazionale sono il risultato del pensiero e dell’intervento di poche decine di migliaia di persone che sono riuscite a guidare e motivare un popolo”.

La legge Tremaglia è ancora in attesa della sua completa realizzazione con l’adesione massiccia degli italiani nel mondo alle elezioni, “perché il mondo politico italiano prenda coscienza dell’immenso potenziale che la diaspora nazionale rappresenta”.

“Per questo deve essere difesa con vigore nei confronti di quanti ne temono la forza, dirompente, perché non controllabile dagli apparati di partito, da coloro che diffidano della libera voce degli italiani nel mondo, che non si accontentano più delle sole comparsate elettorali degli uomini politici, a beneficio di diplomatici e potentati locali, ma chiedono con forza e determinazione di partecipare con idee e lavoro allo sviluppo dell’Italia”.

Infine un progetto, animato dallo stesso Santellocco in Tunisia: avviare alcuni studenti, il cui numero è aumentato nel corso degli anni, nell’Istituto Tecnico Agrario di Cepagatti, per apprendere conoscenze teoriche ed operative nel settore agroalimentare. Chiamato “Progetto Mediterraneo”, concepito ai suoi inizi (2001) per tre o quattro studenti algerini (fascia di età 14-17 anni), esteso poi alla Tunisia, al Marocco ed all’Eritrea, per un totale, ad oggi, di 450 studenti circa.

Poi il Progetto Mediterraneo è diventato nel tempo anche Progetto Mediterraneo 2, con l’invio di studenti all’Istituto Agrario – Alberghiero di Roccaraso.

“Bello sottolineare che molti hanno proseguito i loro studi universitari, annoverando così Ingegneri, Architetti, Agronomi. Moltissimi hanno trovato occupazione nei Paesi di origine, nel settore in cui erano stati preparati, mettendo così a frutto con successo i loro studi. Mi si lasci sottolineare che due allora studentesse algerine, oggi sono insegnanti presso la Scuola Italiana Roma di Algeri, scuola paritaria”.

 

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