Vince il "mazziere" Berlusconi. Che è concavo e convesso


Il voto siciliano gli ha ridato quella centralità che lui ha sempre ritenuto, e non a torto, gli avessero scippato



Vince Berlusconi. Che è concavo e convesso. E che, seppur rossonero, tiene ben a mente il precetto di Boniperti: "Vincere non è importante, è l'unica cosa che conta!". Ecco il Cavaliere è uno che vive per vincere, non c'è dubbio. Il voto siciliano gli ha ridato quella centralità che lui ha sempre ritenuto, e non a torto, gli avessero scippato. Un voto, quello dell'isola devastata dal ciclone Crocetta, che sembra aver portato indietro le lancette della politica.

Un ritorno al passato, nei numeri addirittura del tutto simile alla stagione migliore del centrodestra. Nello Musumeci era in ritardo e non era il suo candidato. Ma il Berlusconi concavo ha dato l'ennesima lezione di realismo: è andato, l'ha sostenuto, ha vinto. Il resto sono chiacchiere. Il Cavaliere torna a fare il mazziere. A destra, al centro e pure a sinistra. Come dire: 24 anni dopo e non sentirli. Anche perchè sono spariti tutti quelli di allora. Tutti tranne lui.

E il fatto è che i subentrati non mostrano di avere né la stoffa ne l'appeal per poterne insidiare la leadership. S'è visto nella terra di Pirandello: arancina o cannolo che sia, non c'è patto che tenga nè partita che si possa giocare sperando di vincere senza di lui. Si fa convesso se serve. Ma usa l'arguzia, mai la spada.

Sa che a sfasciare ci vuol davvero poco. Vede la sinistra che si sfrange e vuol evitare che anche il "suo" centrodestra collassi prima ancora di salpare. Musumeci, catanese intelligente, l'ha capito e s'è subito adeguato. Idem ha fatto e farà Giorgia Meloni: altrimenti dove va?

E alla riottosità più televisiva che reale di Matteo Salvini certamente basterà l'argomento vittoria e governo. Certo, i due si confronteranno sullo scabroso tema dei collegi da spartirsi. Ma non ci sarà alcuna concorrenza di leadership. La legge elettorale è stata approvata anche per questo: perchè consente di apparentarsi e contarsi. Ma senza mai scontrarsi prima. Semmai dopo, a risultato acquisito. Quando Berlusconi si farà ancora concavo e convesso. Come sempre ha fatto.

Da adesso al 4 marzo (se Mattarella mantiene il punto) o sino a maggio ( se passa la tesi prenditempo dei piddini disperati). E sa che anche a sinistra è lui non l'ultima, ma l'unica carta rimasta in mano a Matteo Renzi. L'unica possibilità di sopravvivenza (politica) per il fu rottamatore e per la sua scalcinata squadra di apprendisti che avrebbe dovuto papparsi l'Italia e che invece è costretta al gioco faticoso di rimessa.

Così soprattutto al centro, dove proprio non c'è partita col Ppe che domina, vede e protegge. E di cui il Cavaliere è tornato ad esserne l'Alfiere.

Ironia della politica, anche per Beppe Grillo e i pentastellati il Cavaliere è una necessità. Quasi vitale. Perchè è il migliore degli avversari possibili. Summa di difetti contro cui convogliare strali ed ironie. Il passato da relegare in cantina o soffitta o, semmai, all'opposizione. Ma non subito. Non prima di aver fatto un altro giro nei palazzi e aver provveduto a far emergere una vera classe dirigente.

Qualcosa di più e di meglio del Di Maio e di quel poco che adesso c'è. Berlusconi lo sa. Per questo in Sicilia li ha punzecchiati a dovere. Acchiappando per se quel tanto che bastava per vincere. Perchè lui è sì concavo, ma anche convesso.

 

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