Da Pireo a Gioia Tauro: ecco la nuova rotta della droga jihadista


Si chiama Tramadol e inibisce al dolore e alla paura: il maxisequestro nello scalo calabrese ne segue uno analogo in Grecia


di Francesco De Palo
Categoria: Francesco De Palo
03/11/2017 alle ore 11:06

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Si chiama Tramadol ed è la droga dell'Isis. E' un forte narcotico oppioide sintetico usato per sedare le ferite e per non sentire il dolore, né fame e fatica. Un carico di 24milioni di pasticche è stato sequestrato nel porto di Gioia Tauro, dopo che un anno fa ad Atene un altro quantitativo industriale era stato intercettato dalla Dea. E' l'Isis a gestire il traffico, dicono alcuni analisti. Ma c'è da credere davvero che operino da soli?

Lo stupefacente è regolarmente usato dai terroristi prima degli attacchi kamikaze. E gli agenti del Dipartimento di Stato Usa lo sanno, per questa ragione da circa due anni stanno cooperando con le forze di sicurezza greche. Il motivo? E'dall'Egeo, sponda turca o libanese poco importa, che partono i carichi con possibili jihadisti in transito perché ad Atene opera una cellula dedita alla falsificazione dei passaporti. Fino al 2016. Perché da quindici mesi a questa parte dalle carte bollate e dalle foto farlocche si è passati ad altro, compresi i carichi di pastiglie per gli attacchi che fruttano dollari e sangue.

Risalgono ai massacri di Charlie Hebdo i primi controlli effettuati dagli americani nel Mediterraneo. Troppo forte la sinergia tra mafia albanese, n'drangheta, trafficanti greci e libanesi molto attivi verso questa nuova forma di arricchimento. Grazie ad un sotterraneo lavorì di squadra tra greci, ameircani e soprattutto agenti del Mossad, era stata identificata una cellula jihadista dormiente che si era nuovamente attivata nella capitale greca proprio in concomitanza con gli attacchi in Belgio e Francia.

Da quel momento sono fioccati i report a Washington, che puntavano l'indice contro l'assurda permeabilità delle frontiere elleniche. Un problema, niente affatto risolto dall'accordo sui migranti tra Ue e Turchia, che evidentemente non ha interrotto gli affari della criminalità organizzata.

Nel giugno 2016 un grosso sequestro di Tramadol al Pireo è stata la conclusione di 12 mesi di indagini. Nel novembre 2015 altro sequestro compiuto al confine con la Siria di 11 milioni di pillole di Captagon, sorella gemella del Tramadol. Con il Captagon non si dorme per giorni, grazie ad un senso di onnipotenza.

Ma come influiscono nella partita macabra dell'Isis le pillole della guerra? Secondo molti analisti si tratta di uno strumento ormai molto diffuso quasi quanto le armi convenzionali. E'certo che nei paesi mediorientali dove la tensione non si è mai abbassata le usano praticamente tutti. I primi a scriverne in Europa sono stati i francesi, secondo cui il commando che il 13 novembre attaccò Parigi era «fatto» di Captagon. Gli attentati del 13 novembre 2015 colpirono lo Stade de France e Saint-Denis. Un altro carico, minore, fu intercettato al largo dell'Egitto sempre ad inizio 2016 nell'ambito di operazione a cui partecipavano i servizi di quei Paesi Ue affacciati sul Mediterraneo.

Uno scenario che ci consegna un fatto, incontrovertibile: non ci sono solo migranti e navi Ong nel Mare Nostrum ma tra pescherecci, containers e mercantili ecco i germi del terrore, quelle nuove armi che mescolano armatori, mafie europee e folli che ammazzano gente innocente. Un servizio segreto europeo, con una voce sola ma con mille e più occhi, forse potrebbe combatterle meglio di tanti singoli corpi.

 

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