State calmi se potete. Ma (francamente) non si può



di Francesco De Palo
Categoria: Francesco De Palo
09/06/2017 alle ore 12:03



Siate calmi, vigili e attenti, dice Scotland Yard ai cittadini londinesi dopo il terzo attacco terroristico in altrettanti mesi. Parole dettate più dal politicamente corretto che da altro. Semplicemente non è possibile far finta di nulla quando una guerriglia in stile Vietnam si sta consumando nel Vecchio Continente, senza che il gigante Ue sia in grado di porvi rimedio. Verrebbe da dire: fuori i secondi, la guerra in mano ai soldati, ma non è così semplice.

Il nodo gordiano, a questo punto, non è tanto interrompere la campagna elettorale, prestare l'orecchio a proposte di vario genere (come rimandare le elezioni, oppure far finta di nulla perché non vinca la propaganda della paura). No, il passo è in tutt'altra direzione: su un passaggio credo siano stati tutti d'accordo con Donald Trump al G7 di Taormina. La Nato deve evolversi e crescere. E il disimpegno Usa nel Mediterraneo può essere effettivamente un provvidenziale trampolino di lancio in questo senso.

 

Quante volte, tornando indietro nel tempo, in Europa il ritornello era quello di Stati Uniti troppo invasivi, troppo presenti nelle dinamiche del mare nostrum, finanche eccessivamente padroni delle strategie in questo fazzoletto di acque da cui partivano (e partono) i nuovi scenari che caratterizzano l'intero globo? Da Sigonella alla frettolosa decapitazione di Gheddafi, dal pasticcio siriano allo scellerato accordo sui migranti con Erdogan, passando per scenari ancora forieri di caos, come la guerra in Kosovo e la conseguente instabilità a cavallo tra ovest ed est del continente. E'sempre stato un fiorire di considerazioni che puntavano il dito contro lo storico alleato che però decideva in solitaria.

Il doppio mandato di Obama ha portato frutti in politica interna ma mele marce in quella estera, come dimostra il panorama ultrabalcanizzato in Iraq, Siria e Libia. Nessuno, ad esempio, ha premuto a sufficienza sulla Turchia rea di aver avuto sin dall'inizio un atteggiamento più che ambiguo con l'Isis. Se i terroristi siriani sin dal 2014 sono riusciti a mettere le mani sulle armi americane paracadutate verso i moderati siriani, al fine di sostenere l'opposizione ai militanti islamisti, è stato possibile anche grazie ad una manina che da Ankara lo ha permesso.  

Numerose sono state le immagini diffuse anche da tv americane di militanti islamici intenti ad armeggiare con alcune delle forniture paracadutate. Il Pentagono ha detto che la maggior parte dei lanci aveva raggiunto i combattenti curdi in difesa Kobani, ma in quei giorni caldi un portavoce del Pentagono ribatteva che dei rifornimenti potrebbero essere caduti nelle mani sbagliate dei militanti.

Quale, dunque, il fil rouge che collega i Pesh Merga, Kobani, il territorio turco, i foreign fighters che copiosi sono partiti dalla Tunisia e i terroristi impasticcati di Captagon (le pastiglie dell'Isis che giungono al Pireo) che stanno seminando oggi il terrore in Europa? Quelle forniture finite nelle mani sbagliate in Siria, (bombe a mano, munizioni e lanciagranate a razzo) così come documentato dall'Associated Press, sono state la genesi dello status quo attuale fatto di camion sulle folle e fanatici che uccidono turisti e passanti.

E la risposta non può che affidarsi a strategie, analisi, difesa comune europea, non alle falle di Belgio e Francia che hanno consentito, ad esempio, a Salah Abdeslam di girovagare indisturbato per l'Europa prendendo finanche un traghetto da Bari per la Grecia (con ritorno).

 

Ecco, la (buona) politica è quella che, senza fanatismi di sorta, sa farsi da ipocrita e formale, a funzionale e risolutiva. Altrimenti a vincere sarà ancora la paura e il sangue: ieri nell'icona di Colin Powell tra le cui dita spuntava una fialetta di gas nervino farlocca, oggi nei camion e nei van che investono pedoni innocenti e inermi.

 

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