Nel vino o nella mente, ecco quel paesaggio che c'è in ogni (buon) sorso


Tullum Passerina per il primo appuntamento con la rubrica curata da Samuela Palatini che vi accompagnerà in un viaggio (tra vigne)


di Samuela Palatini
Categoria: Avvinato
20/10/2017 alle ore 09:14

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Ogni sorso di vino ha dentro un paesaggio. Ne sono convinta.

E sono persuasa che spetti a ciascuno di noi identificarlo, visualizzarlo e comprenderlo. Basta prendere il calice, fare tutto con una discreta lentezza e una dose di contemplativa attenzione, avvicinarlo alle labbra, berne un piccolo sorso, magari cercando di cogliere anche i profumi che l'arco del bicchiere rilancia ampliandoli. Poi, restare un attimo ad occhi chiusi. Ecco io l'ho visto!

La foto che mi si è presentata nella mente è quella di un paesaggio di campagna. A giugno, o comunque in estate. Con il grano già mietuto e le grandi ruote di fieno geometricamente sparse sui due costoni di collina. In fondo c'è una vecchia cascina, con degli attrezzi fuori sull'aia, un trattore e dei pioppi che sventolano le foglie rumorosamente.

Questo vino per me racconta di questa foto.

Sarà forse il condizionamento del colore, che è un giallo paglierino che tende al dorato, o forse i profumi che ricordano le ginestre fiorite e quel odore dolce della mela matura con la buccia gialla.

Il vino è cristallino e al gusto sorprende per intensità e calore. È un vino che solletica il palato e lo fa lavorare, ma in maniera elegante. Risulta abbastanza immediata l'ipotesi che sia giunto a completa maturazione con, probabilmente alcune stagioni alle spalle.

Ma mi ha fatto esclamare “Wow... però!” (donna ingenua che pur amandolo in maniera smodata, sottovaluti questo vitigno!) sorprendendomi positivamente. Ci tengo a precisare che esiste un presupposto, condizione necessaria e sufficiente a muovermi in questo percorso: “assaggiare tutto e senza pregiudizi”. Così è stato. Il mio cervello ha sviluppato un sistema semplice ed immediato per classificare i ricordi, il mondo wow del memorabile, e il mondo del non-wow di quello che mi emoziona ed esalta un po' meno, e per ora, questo vino si è meritato un posticino in quello wow.

Si tratta anche stavolta di un vitigno abruzzese ed autoctono, normalmente garantisce risultati abboccati e beverini, con vivaci profumi. In questo caso, la maturazione in bottiglia ne ha sostanzialmene migliorato le caratteristiche. Non è stato questo il caso, ma credo che sarebbe perfetto con una pasta con gamberi e zucchine, e l'affiancherei (vista l'evoluzione) anche ad una pasta fresca... Insomma un buon primo, non troppo elaborato e leggero.

Il vino che vi ho raccontato è Tullum Passerina 2014 di Feudo Antico, azienda di Tollo. Forse ora ci è più comprensibile l'esplosione di sole nel giallo cristallino del colore e nell'intensità del gusto, così come l'eleganza. E forse anche la foto che si è composta nella mia immaginazione davvero è intrinsecamente nascosta in questo nettare.

Non so se questa mia bizzarra ipotesi possa corrispondere alla realtà, so che mi piace pensarlo. Così come mi piace pensare che nel vino ci sia sempre un messaggio, che però solo chi è “avvinato” è in grado di raccogliere sorridendo.

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